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95 La fiera gente inospitale e cruda alla bestia crudel nel lito espose la bellissima donna, così ignuda come Natura prima la compose. Un velo non ha pure, in che richiuda i bianchi gigli e le vermiglie rose, da non cader per luglio o per dicembre, di che son sparse le polite membre.

Ella dorme come nella notte in che fu desta dal singulto di un moribondo, e questo moribondo era suo padre a piè del letto ammazzato. Non la svegliamo; solo accostatevi taciti a contemplarne anche una volta la divina bellezza. Non vi pare ella davvero creatura celeste? Guardate le guance polite, che non poterono perdere tutto il roseo della vergine anima sua; il sonno tranquillo gliele dipinge di una tinta più vermiglia, e le lumeggia col riflesso dell'ale candide, che le distende su tutta la persona. Mirate i labbri; essi bevvero molte, ahi! troppe, delle sue lacrime, e non pertanto mezzo schiusi sorridono un mesto, eppure dolcissimo sorriso: una volta questo sorriso apparve raggio di stella traverso la rugiada di una rosa; adesso potrebbe rassomigliarsi alla luce sinistra, che il sole all'occaso manda alla nuvola pregna della procella. Più tardi verr

Tanto durai nel corso a quella traccia, ch'al fin del bosco, fra tre alte colonne, la via par che 'n duo branchi vi si faccia, qual oggi e' greci fingon l'ipsilonne; di che dubbio pensier l'andar m'impaccia, fin ch'una turba di polite donne mi fûr in cerco, e losingando parte di loro a manca man mi tranne ad arte. «Voluptates blandissimae dominae maiores partes animae virtute detorquent». CIC.

37 Fero ad Ullania ed alle damigelle che venivan con lei, le due guerriere la sera proveder di tre gonnelle, se non così polite, almeno intere.

Volgi a me gli occhi: volgi gli occhi e volgi il chiaro viso e le polite guance, le molli guance ad ogni aura tremanti, che fan tremar in me l'anima e i sensi di diletto, di voglia e di dolcezza. Ma qual'è quel diletto e quella voglia? Qual la dolcezza che sentir mi face il veder e l'udir le dolci labbra?

Ho sbagliato: dovevo dire la Nonna poesia: quella in cuffia, colla tabacchiera e il mazzo dei tarocchi sul tavolo: è titolata, sfoggia genealogia e stemmi, e nulla fa di bene se non ha le rose dell'aurora, le polite pieghe del peplo, le note della lira, il profumo dell'olimpo: cinguetta coi poeti e i professoroni ufficiali, è pettegola e si liscia.