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V idila troppo, aimè! ché, alzando il viso, S i mi scoperse in lei tal paradiso, T al, dico, che mi fece d'uom un sasso. I n me si volse e disse: Fa' ritorno, N é star qui meco ove star sola deggio A pianger quel che, tarda, in me correggio.

<<Drizza le gambe, levati su`, frate!>>, rispuose; <<non errar: conservo sono teco e con li altri ad una podestate. Se mai quel santo evangelico suono che dice 'Neque nubent' intendesti, ben puoi veder perch'io cosi` ragiono. Vattene omai: non vo' che piu` t'arresti; che' la tua stanza mio pianger disagia, col qual maturo cio` che tu dicesti.

P. 303 similglioni. P. 303 Channi, e. L. Giovanni, deve correggersi: giovane. Comincia il XXIX Capitolo La molta gente e le diverse piaghe Avien le luci mie si 'nebriate, Che dello stare a pianger eran vaghe

«Marziaripigliò la voce stridula del loiolesco, «il vecchio tuo padre...»; qui si udì uno di quei lamenti che non si ponno descrivere, e che l'antico fondatore della lingua italiana si contenta di accennare con quei suoi versi immortali: E se non piangi, di che pianger suoli!

2 Io dico e dissi, e dirò fin ch'io viva, che chi si truova in degno laccio preso, se ben di vede sua donna schiva, se in tutto aversa al suo desire acceso; se bene Amor d'ogni mercede il priva, poscia che 'l tempo e la fatica ha speso; pur ch'altamente abbia locato il core, pianger non de', se ben languisce e muore.

Pianger Mastia? E perchè? Nell'anima della vecchia, gi

146 Allora la Bastia credo non v'era, di che non troppo si vantar Spagnuoli d'avervi su tenuta la bandiera; ma più da pianger n'hanno i Romagniuoli. E quindi a filo alla dritta riviera cacciano il legno, e fan parer che voli. Lo volgon poi per una fossa morta, ch'a mezzodì presso a Ravenna il porta.

O Ugolin de’ Fantolin, sicuro è ’l nome tuo, da che più non s’aspetta chi far lo possa, tralignando, scuro. Ma va via, Tosco, omai; ch’or mi diletta troppo di pianger più che di parlare, m’ha nostra ragion la mente stretta». Noi sapavam che quell’ anime care ci sentivano andar; però, tacendo, facëan noi del cammin confidare.

Lo pianto stesso li` pianger non lascia, e 'l duol che truova in su li occhi rintoppo, si volge in entro a far crescer l'ambascia; che' le lagrime prime fanno groppo, e si` come visiere di cristallo, riempion sotto 'l ciglio tutto il coppo. E avvegna che, si` come d'un callo, per la freddura ciascun sentimento cessato avesse del mio viso stallo,

Pianger perchè? non dir: Morte ha diviso Di polvere due grani; Ma ricongiunse in suo voler potente La goccia alla sorgente. Or sai più cose che non t'eran note Prima e che forman la tua scienza nuova: Sai che il dolore quanto più percote Del cor le forze invigorisce e prova.