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«Tutte le mète io voglio raggiungere, voglio balzare su tutte le cime, insanguinandomi l'unghie ai più inaccessibili greppi! Ho paura che il Tempo nero dai passi veloci a precedermi giunga sui supremi altipiani d'un Ideale assurdo! Odo il tempo pesante dall'ossa di bronzo cozzanti gi

E tutto lungo quelle creste di monti, sia che digradino verso il mare, sia che accennino alle Langhe, vedete star ritti ancora e minacciosi gli avanzi dei castelli feudali, veri nidi di sparviero, donde non esce più e dove non va a posarsi l’uccello di rapina, ma che tuttavia lo stuolo dei pennuti minori non sa guardar senza tema.

I suoi guerrieri percuotendo a dritta e a manca colle impugnature delle scimitarre, coi calci degli archibusi, colle aste delle lancie, riuscirono a ributtare l'onda dei fanatici e si spinsero innanzi trascinando con loro gli egiziani che non avevano più sangue nelle vene.

I Cainisti avevano per dogma la riabilitazione del male ed il trionfo della materia sullo spirito. Interpretavano i libri santi a rovescio, ed onoravano, quali vittime ingiustamente sacrificate, i più esecrabili tipi della cattiveria umana. Si glorificavano d’imitare i vergognosi vizii che attribuivano a Caino, e che ritrovavano con piacere presso gli abitanti di Sodoma e di Gomorra.

Non l’ho fatto apposta.... Vannucci Ottava alunna Riverisco... e niente più. Vannucci E otto. Nona alunna Riveri... schi. Vannucci Decima alunna Riveris.... Riverì.... Vannucci ... sco! sco! sco!... E dieci. Undicesima alunna Riveri... scò... scò... scò! Vannucci E undici. Dove diamine s’è cacciata la dodicesima?... Ah! VANNUCCI e NINA. Nina Vannucci Che c’è, Nina? Che c’è? Nina Vannucci

Non sai quel che dice Cantalicio? «Dulcis amor patriae». E Catone: «Pugna pro patria». Hoc. Insumma, e' non c'è la piú dolce cosa che la patria. STRAGUALCIA. Io credo che sia molto piú dolce il tribiano, maestro. Cosí n'avess'io un boccale! ch'io sono spallato, a portar questa valigia. PEDANTE. Queste strade paion fatte di nuovo. Quand'io ci fui, eran tutte sordide e fangose.

I libri ameni, meglio favoriti dal sesso gentile, venivano per la via di Genova e di Livorno, e più comunemente di Napoli. Le novelle e i romanzi inglesi e francesi, pessimamente tradotti, tenevano il campo conquistato dagli italiani.

Quel corre alquanto, ed indi i piedi ponta, e sale inverso il ciel, via più leggiero che 'l girifalco, a cui lieva il capello il mastro a tempo, e fa veder l'augello.

Facetis manum, brigata. Mai piú fu detto. GHERARDO. Quella crudelina, traditorina di tua figliana... SPELA. Questa non sará febbre, ma scemamento di cervello. Ohu! Povero a me! come farò? GHERARDO. O Clemenzia, mi vien voglia d'abracciarti e di baciarti mille volte. SPELA. Qui bisognaranno le funi, dissi ben io.

Il padrone deve aver qualche gran brutto pensiero per il capo! aveva detto quella mattina la Vige alla signora Sant'Angelo. È da un pezzo che non è più lo stesso. Quando lo guardo, mi par tornato al tempo che la povera padrona vecchia stava male. Era tal quale, allora. Poi.... poi, è stata lei, signora, a far tornare la consolazione. E bisogna che faccia presto lo stesso, anche ora.