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Amala! tu hai bisogno di un dolce nodo che ti trattenga nella vita, poichè gli affetti santi dei tuoi cari, per tua sciagura, ti fanno desiderare la morte, hai bisogno di un sentimento nuovo e tirannico che t'invada il petto da padrone e vi soffochi le angoscie vane, d'un pensiero che cancelli ogni altro pensiero, d'un caro fantasma rosato che disperda un'orda di fantasime nere; colma in un istante il vuoto di ventidue anni, apprendi qual sia la gran festa del cuore: «Amala

E più che ogni altra cosa a-cqua-in-bo-cca! che il parlare assai non è stato mai una buona cosa. Mastro Pasquale e mastro Santo portarono una mano al petto, con uno sguardo che voleva dire, ci giudicate male....

«Troppa graziarispose sorridendo il Conte della Cerra; e cavata una chiave, schiuse una porticella assicurata da forti sbarre di ferro. Ciò fatto, vi sporse il capo e chiamò: «Gisfredo! GisfredoDopo poco tempo comparve una testa, poi le spalle, e il petto di un uomo, come quando ascendiamo una scala.

Don Diego si trovò, senza saper come, nella Villa Reale, assiso sul muro che corre sul mare. La sua testa era abbattuta, le gambe penzolavano, le braccia s'incrociavano sul petto: meditava e piangeva. Sentì le sue guance molli a sua insaputa, quando il tramonto lo fece avvedere che era col

Non perdete vigor, saldi le piante, Di sdegno il petto, o Cavalieri, empiete; Pronti le mani a l'armi, aspri il sembiante, Fuggite voi, se me fuggir vedrete. Ei diceva, e sospingeasi avante. Allor chi spada, e chi ferrato abete, E chi punta di stral bagnò nel sangue; Ma pure il Turco in guerreggiar non langue.

Eccomi, dissemi la cameriera ritornando con una gonnella di seta celeste pallido, adorna di merletti bianchi, nella quale aveva infilate le braccia. Serafina si voltò, incrociò le mani sul petto, e pian pianino con la massima accuratezza, onde non s'avesse a guastare i capelli, vi messe il capo dentro. Ah!... piano.... ma dove l'avete la testa! Un gangheretto s'era appiccato a' capelli.

In ciabatte, coi capelli rossastri che le uscivano spettinati di sotto a un foulard annodato attorno al capo, con un paio di guanti sudici, del marito, per non guastarsi le mani; trafelata, molle di sudore, col viso acceso, coi fianchi enormi e col petto opulento che le ciondolava, faceva ballare i vetri delle finestre andando e venendo, dalla camera al salotto, e dal salotto alla cucina; sempre armata dello spolveraccio e del pennarolo: sempre acciaccinata, sempre strillando.

40 Ma, come quel che men curato avrei vedermi trar di mezzo il petto il core, lasciai lor via seguir quegli altri miei, senza mia guida e senza alcun rettore: per li scoscesi poggi e manco rei presi la via che mi mostrava Amore, e dove mi parea che quel rapace portassi il mio conforto e la mia pace.

Appariva investita d’un diritto divino: portava sul petto la croce di guerra della miseria. In fondo, a somiglianza della massima parte de’ suoi patrocinati, anch’essa era una fuoruscita. Aveva il loro sangue nelle sue vene.

Egli si premè tra le mani la fronte scottante; poi, levatosi, si appressò al finestrino, col petto oppresso, il respiro mozzato dall'aria ormai greve della cabina, avido di ristorarsi al soffio della notte. Restò invaso dallo stupore alzando la tenda: albeggiava, il cielo impallidiva sulla terra ancora avvolta nell'ombra, le masse vegetali si profilavano dense e nere sul lividore dell'orizzonte. Oltre la linea della siepe fuggente e stormente al soffio impetuoso prodotto dalla corsa del treno, i campi rigati dai solchi delle piantagioni, pezzati dalle culture, divisi dai fossi; i casolari vigilati dagli alberi d'alto fusto, nel mezzo dei chiusi, dormivano ancora, parevano abbandonati, deserti, senza forme viventi, senza chiarori alle finestre, senza fumi ai comignoli: solo nelle profondit