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E se tu ti vòlli al purgatorio, vi trovarrai la mia dolce e inextimabile providenzia in quelle tapinelle anime che per ignoranzia perdêro il tempo, e perché sonno separate dal corpo, non hanno piú el tempo di potere meritare: unde Io l'ho provedute col mezzo di voi, che anco sète nella vita mortale, che avete il tempo per loro; cioè che con le limosine e divino offizio che facciate dire a' ministri miei, con digiuni e con orazioni facte in istato di grazia, abbreviate a loro il tempo della pena mediante la mia misericordia.

Io poi lo so: ricominciava essa: nessun bene v'ho fatto, posso farvi a questo mondo; non ho più vista, nemmeno per agucchiar negli stracci, come ho fatto fin adesso; ho gli occhi stanchi, pieni di punture; forse li perderò del tutto.... ma prima che mi tocchi anche questa, il Signore, spero, mi chiamer

Non so, non so... Troppi pensieri volevano essere espressi; ma un'idea mi occupava: «Se parlerò, io perderò la sua manoIl velo della nebbia ora si veniva diradando; quando il lago appariva le ondate spumose che sorgevano e svanivano davano imagine di rapide accensioni abbaglianti. Un lembo di cielo sorrise. Allora dissi: «Vedete l'azzurro?...» Ella si levò...

Il biglietto del conte Gino alla marchesa Polissena diceva brevemente così: «Saprete il caso che mi è toccato. Mi mandano a confine in Querciola, alle falde del Cimone, fuor del consorzio dei viventi... peggio ancora, lontano da Voi. Ne perderò la ragione; non mi parr

La sua infirmitá è piú finta che vera: vorrebbe esser venduta a suo gusto, ma s'inganna, ché io uso ostinazione con gli ostinati, e con ostinata perfidia vincerò la sua perfidia. Son tre giorni che non le do da mangiare; e se non si risolve di far a mio modo, io perderò i cinquecento ducati, voi l'innamorata ed ella la vita.

«Fino ad oggi ho vegetato, finì col dire a stessa, sono stata cieca, sorda, muta; incomincierò da domani a vivere, non perderò una nota, non mi sfuggir

VIGNAROLO. Chi sa, forse mi ci accorderò. Ma come sarò transformato in Guglielmo, che ho da fare? PANDOLFO. Entrarai in casa sua; e le genti stimaranno che tu sii il padrone, ti ubidiranno: disporrai di Artemisia sua figliuola, che mi sia moglie. VIGNAROLO. Or questo non è un mezzo ruffianesimo? perderò l'onore. PANDOLFO. Abbi danari, ché l'onore poco importa.

Come arò animo di comparir piú mai dove il mio padre sia? manderò me stesso in essiglio. Perderò in uno istesso tempo il padre, la patria e l'innamorata, che è peggio assai che perder la propria vita. O come accetterei volentieri alcuna sorte di morte per liberarmi da vita cosí nemica. Uh, uh!

Onde Io ti dico che essi dimandano la morte e non la possono avere, perché non possono perdere l'essere. Perdêro l'essere della grazia per la colpa loro; ma l'essere no. che la colpa è molto piú punita doppo la redempzione del Sangue che prima, perché hanno piú ricevuto; e non pare che se n'aveggano si sentano de' mali loro.

E sia; gridò balzando in piedi la marchesa, al colmo dell'esaltazione, ma io avrò salvato mia figlia. Perderò il mio buon nome, sacrificherò le consuetudini tutte del mio vivere; ma ella non avr