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Io, disse volgendosi a Federico, pensai tosto a mettermi in traccia di voi. Partii per Venezia, dove avevo passato qualche mese con una mia parente, e dove contavo stabilirmi. L

È stato osservato che quasi tutti gli stranieri che vanno a veder quella torre, dopo aver dato un'occhiata al bassorilievo e alla Guida che ne spiega il significato, si voltano verso il mare come per cercare il bastimento che parte, e rimangono qualche tempo pensierosi. A che cosa pensano? Forse a quello che pensai io stesso.

Io pensai che l'organista fosse diventato pazzo improvvisamente; feci un salto per isviare il suo braccio, ma giunsi troppo tardi, il colpo era partito. Quando il fumo mi permise di vedere il dottore, esso traballava.... e colle mani strette sul petto, come un uomo che si sente gravemente ferito, esclamava con voce semispenta e interrotta: Sono as....sas....si....nato!...

Come sentii la vita! Come pensai a Te! Come Ti volli mia, al mio braccio sorridente fra le croci, melanconica per quanto hai sofferto, fidente pel bene che Ti farò io! Dio ci ha destinati!

Le esalazioni di quei turiboli agivano potentemente sui sensi che io mi sentiva come preso da ebbrezza, poteva prestare attenzione al canto soavissimo di certi uccelli che non vedeva, ma che pensai dovessero essere rinchiusi in una gabbia sospesa nell'azzurro del soffitto.

Ci stringemmo la mano e ci separammo. Venne all'Aquila nera dopo le nove. Appena entrato mi prese a braccetto e mi disse risolutamente: Venga con me. Gli chiesi dove volesse condurmi ed egli rifiutò di dirmelo. Ripeteva venga con me, venga con me -Pensai che i von Dobra fossero ritornati e ch'egli sapesse di un messaggio per me. Ma non andavamo verso casa von Dobra, andavamo verso casa Topler.

Nei primi giorni ch'io navigai sul vascello di quell'uomo crudele che mi strappò dal bacio materno, non pensai di esser vittima d'un gin-mù, d'un mercante di schiavi, d'uno di quelli che la timida ironia del popolo cinese chiama pastori d'uomini. Vissi fidente fra le mani di colui, perché mia madre mi ci aveva posto.

Fulvia mi rivedeva con evidente piacere; ma era lieta e serena come all'usato. Credevo che mi amasse, ma non è vero, pensai. E questa contrariet

E torna di qui a un mese, signorino mio. Pel piccino va pazzo, se sapeste!... La lasciai così, che piangeva silenziosamente sul limitare della casuccia, con le braccia penzoloni, gli occhi a terra. Veramente quel dolore di giovane madre mi faceva male. Pensai a lei, al piccino, per tutta la via; pensai che sarebbe stato molto meglio se non avessi conosciuto nessuno di tutti e due...

Due ore dopo mi avviai verso il Rossmarkt, tanto per vedere le sue finestre. Camminavo adagio, evitando il chiaro di luna come se i rari viandanti potessero riconoscermi e leggere ne' miei pensieri. Nella Residenzstrasse udii voci e passi suonar dietro a me nella strada vuota; credetti poi distinguere il riso argentino della signorina Luise. Forse andava a casa Treuberg. Scivolai nelle ombre del Residenzgarten e sedetti presso la Mariensäule, ascoltando i passi e le voci che sopraggiungevano. Non riconobbi quella della Luise. La comitiva passò e si allontanò; in breve non udii più che il susurro delle fontane. La luna risplendeva in faccia a me sopra un lungo tetto erto a quattro piani d'abbaini, posava sull'alta statua di Maria, sulle vette degl'ippocastani fioriti di rosso, che il vento agitava. Pensai ad un lontano avvenire quando avrei ricordato questa notte di passione in Eichstätt, la luna, le fontane e le piante mormoranti, l'aspetto delle case straniere. Entrando nel Rossmarkt udii suonare e cantare. Le finestre di casa Treuberg erano aperte ed i suoni uscivan proprio di l