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La targa di marmo che porta il nome della strada sembra chiudere colla forza di un suggello la via la casa e la vita-amore di Bianca. Penso che nella penombra calda sudata della sua camera da letto ora entra la cameriera col cioccolatte. Calore, sudore, odore vanigliato acidulo fra i seni di Bianca. Si sente la bocca arida, si ravvia i capelli, domanda: La posta. Grazie. Fuori strada in pendenza.

Per la navata di destra, nella cui penombra splendevano le luci delle lampade votive, la comitiva si avviò alla sacristia. Don Pietro, gi

Era una bella giornata di giugno, venuta fuori dopo un'acqueruggiola fitta, che pareva avesse dato una mano di calore a tutto il verde della campagna, al turchino del cielo, alle case, al villaggio, al campanile e ai monti lontani, che si disegnavano nettamente sull'orizzonte, senza penombra, e senza sfumature.

Quasi mezzanotte. Il fuoco si covriva di cenere, nel caminetto; la stecca che sfogliava i libri era caduta dalle mani di Paolo, a terra; non un rumore saliva dalla deserta via di Costantinopoli, dove egli abitava; non un rumore nella sua stanza. L'ampio paralume concentrava la luce in un cerchio presso la gran poltrona dove egli giaceva sdraiato; e il resto della stanza era in penombra.

Parlavano nella penombra agitata dalla fiamma della candela sul comò: a poco a poco le loro teste si erano avvicinate, il vecchio prete sempre colle grosse mani sui ginocchi si curvò sino quasi a toccare col mento la coperta. Dite con me: Dio è buono. E attese.

Cupe larve di donna a me davanti Passan ne la penombra. Son larve di fanciulle in voti e in pianti Consumate nell’ombra: Ed eran belle, e avean del Sol l’ardore Ne l’auree trecce folte; E non ebbero baci, e senz’amore Fûr ne l’oblìo sepolte.

Passò le giornate in compagnia di adolescenti criminali, nella penombra piena di brividi delle prigioni: ebbe con loro i dialoghi lapidarii che il cuore non scorda più, udì da loro le verit

La ventola della lampada, gettando intorno una penombra nella quale andava smarrita la forma reale di tutte le cose, faceva sorgere dalle tende, dai cortinaggi dell’alcova, dalle stoffe abbandonate qua e l

rispondeva lui, semplicemente, senza reticenze. Quanto? Molto. Io ti adoro ella concludeva, arrossendo. Alla sera, ella lo ricondusse alla stazione, attaccata al suo braccio, innamoratissima di lui, mentre lui non sapeva staccare lo sguardo da quei cari occhi: si baciarono nella penombra della stazione, senza pensare a chi li guardava.

Vicino a lui era un tavolino da una gamba sola con tre piedi e sopravi una lampada col coprilume di carta verdescuro all'infuori, che rifletteva la luce in un ristretto cerchio tutt'intorno, lasciando nella penombra il rimanente della stanza. Dall'altra parte di quel tavolino sedeva la moglie di Pannini; aveva il suo cuscinetto da lavoro sulle ginocchia e cuciva.