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Mastro Pasquale capì da quel gesto che l'inimico gli era alle spalle, e lasciata ricader la lettera nel taschino, proseguì alacremente il suo lavoro, senza scomodarsi neanco, allorquando da monaca gli fu presso per andar oltre. Così intento com'era a' suoi negozi, come poteva egli accorgersi dell'avvicinarsi di lei?

Mastro Pasquale era venuto anche per questo. S'alzarono.

Dai matrimonii non nascevano allora, generalmente, più figli di quello che oggi ne nascano: i conjugi non erano allora più casti d'adesso, eppure non mancavano essi al precetto della annuale Confessione e della Comunione pasquale.

Benissimo; diss'ella; prima di darli alla superiora vo' farmeli leggere dalla madre Scolastica, che legge così corrente, che gli è un gusto a sentirla. Non occorre; ripigliò Pasquale, mettendo ancora una volta la mano in saccoccia; eccone altri due che ho posti in serbo per Vossignoria.

Ci dovevano essere degli altri abusi, ma non era facile scoprirli. Andrea lo sorvegliava attentamente, lo seguiva dovunque, teneva le chiavi di tutto. Pasquale che si sentiva sorvegliato, odiava l’intruso, si rifiutava di riconoscerlo per padrone, non si credeva obbligato di eseguire i suoi ordini, lo guardava con occhio sprezzante e sdegnoso, e cercava ogni occasione per denigrarlo.

Il Carnevale di gennaio e febbraio aveva una ripresa in autunno col Pirro re d’Epiro del Zingarelli, con La Serva padrona e con gli Zingari in fiera del Paisiello; e nel Carnevale seguente, passato clamoroso per gli applausi riscossi dalla prima donna Anna Davì o Davya piemontese, la quale, benchè attempatella, nella Zenobia in Palmira di Pasquale Anfossi cantava con grazia ed eccellenza singolare.

Andrea aveva saputo in paese che Pasquale comperava degli animali bovini, e li dava a mezzadria nelle stalle vicine. Con un modico salario questi risparmi non erano possibili. Maria si era gi

Lassù, a S. Pasquale al Corso, donna Nena abitava da tre anni, nel cortile del monastero, in una stanzuccia rimpetto al pozzo. Pareva, in quella immensa quiete, una badessa sopravissuta alle sue monache, bandite per sempre, a far posto ai carabinieri in caserma.

E adesso, per non riuscire stucchevoli ai lettori, lasciamo Tecla e Pasquale a finire il loro battibecco, che gi

Il povero Barbosio incontra un antico suo collega nella guardia nazionale. Sai! ho preso moglie. Anch'io; dice Pasquale. Sei felice? Lo sarei, se non fosse per la suocera.... Una suocera impossibile. Tutti gli amici ammogliati si lagnano della suocera! Ciò prova.... Prova che siete una massa d'imbecilli, che non sapete fare. E tu come hai fatto? Ah! io non ho voluto nessuna suocera. Ma che dici?