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Cítola, che fará fare a mia figliuola de' cítoli, dolente a me! PASQUELLA. Eh! non dite coteste parolacce! Che cos'è? non è Lelia? GHERARDO. Dico che gli è un maschio. PASQUELLA. Eh, non è vero! Che ne sapete voi? GHERARDO. L'ho veduto con questi occhi. PASQUELLA. Come? GHERARDO. Adosso alla mia figliuola, trist'a me! PASQUELLA. Eh! che dovevano scherzare! GHERARDO. È ben che scherzavano.

Appena l'Orso peloso cominciava a bisticciare con donna Lia, Cardello portava via, fuori, la bambina per timore che quel furibondo non la colpisse picchiando la moglie. Cardello non sapeva spiegarsi per qual ragione don Carmelo, da qualche tempo in qua, attaccasse più frequentemente lite con la povera donna, e le rovesciasse addosso tante parolacce. Lasciatelo dire, donna Lia!

Nelle commedie il costume novello correva ancora, e cavalieri e dame si vedean entro con poco cervello, per l'onor, per l'amore o per la fame. E turchi in scena con un gran drappello di mogli pronte sempre alle lor brame; e dileggian gli eunuchi le schiavacce con mille detti lordi e parolacce.

E non vi basta neppure di usare un linguaggio che per intenderlo s'abbia ad aver ricorso ogni tratto al vocabolario; che anzi andate a bella posta pescando, chi sa dove, certe parolacce che ne' vocabolari si cercano invano. Vi dimando un poco se questo è senso comune o indizio almeno di buona creanza. Perdonate, ma siete incivili. E se pochi vi leggono, vi sta bene.

La Contessa, a quella vista, strillò come una indemoniata, agitandosi, smaniando, che pareva presa dalle convulsioni: buttò fuori improperi e parolacce, e siccome la piccina spaventata proruppe in singhiozzi, le allungò un manrovescio così forte che le fe' rossa tutta una guancia.

Le faceva sgarbi, dispetti: riferiva, e magari nel riferire inventava di suo, tutto ciò che poteva tirarle addosso una ramanzina, e le ripeteva, ciangottando, le parolacce e le ingiurie che sentiva dire dalla mamma. E costei, volendo mostrare alla fruttaiola, o ai professori, quando erano al Caffè d'Europa, l'intelligenza della sua creatura, usava domandarle, per giuoco: «Che cos'è la Tata

Allora ti dirò, in secondo luogo, che il mio onore non ha perduto nulla, e che ci perderebbe in un caso solo: qualora io mi degnassi di raccogliere le parolacce di un ubbriaco. Foscarini aprì la bocca.... voleva rispondere, ma non fiatò. Fissò invece suo cugino con un'occhiata così espressiva, che diceva molto più di quanto Ghegola avrebbe voluto intendere.

Eleonora aveva gridato, si era sfogata.... ma infine si era calmata!... Era stata ingiusta; nell'impeto di quella collera era stata brutale, atroce.... villana. Da quella bocca incantevole, divina, erano uscite parole nuove, strane, parolacce volgari.

Butta al diavolo codesto tuo arnese d'inferno!» A queste parole il giovanotto stette come allibito. Non aveva mai inteso il padrone porsi in bocca quelle parolacce. Gettare all'inferno quell'arnese, che s'adoperava a chiamare in chiesa i fedeli, gli ultimi giorni della settimana Santa, quando le campane sono legate, e le tabelle suonano le ore! Non osò soffiarvi dentro una seconda volta, ma l'avesse anche spezzato veniva a dir nulla, perchè per tutta la valle qua e col

Rocco balzò ritto, e ruppe a quella nuova in certe parolacce, che le donnicciole del vicinato, affacciate a chiedere che fosse, si turarono le orecchie gridando: «GesummariaMarta stessa, venuta alla voce, ne lo rimproverava! e intanto sull'aia, dinanzi la casa, si faceva folla come a vedere l'infortunio. Allora si cominciò a bisbigliare; e chi aveva vista Tecla, con un fagottino, passare dinanzi la sua porta; chi s'era abbattuto in essa e gli era parsa stravolta; uno le aveva tenuto dietro coll'occhio sino al tale punto, un altro sino alla tale svolta della via; sar