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Scorgi sol, ch'agli Eroi sacra corona Dassi in Parnaso; e lo sperar sia certo, Ch'un cetra immortal lungo Elicona Temprer

Salvo tre o quattro, giunti a fatica sui greppi del Parnaso librario, tutti con meritata autorit

XVII. A D. Pedro di Toledo Ben si richiede al vostro almo splendore del chiaro sangue, e a la virtù eccellente, che si canti Signore eternamente ne' giochi di Parnaso il vostro onore; ond'è ch'a dir di voi, dentr'al mio core s'accende ognor un vivo foco ardente; ma come a l'alta impresa non si sente l'anima ugual, si spenge il novo ardore.

|Grisostomo.| In India la poesia... Ma, prima di tutto, mi piace d'avvertirvi, signori miei, che qui si parla d'un poeta, il nome del quale non fu registrato mai da' cancellieri del cosí detto Parnaso in veruna delle serie de' poeti legittimi. Il concepimento fantastico di Calidasa non discende, in linea retta in linea trasversale, da alcuno capostipite greco o latino.

Ed elli a lui: <<Tu prima m'inviasti verso Parnaso a ber ne le sue grotte, e prima appresso Dio m'alluminasti. Facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e se' non giova, ma dopo se' fa le persone dotte, quando dicesti: 'Secol si rinova; torna giustizia e primo tempo umano, e progenie scende da ciel nova'.

Era stimato un tanghero; Il mondo alfin s'è accorto Ch'egli era un uom di merito; Che fece ei dunque? è morto. Odo ripetersi Da molte parti Ch'oggi in Italia Risorser l'arti. Risorte fossero Al par di Cristo Che andò alle nuvole più fu visto? Perchè al monte Parnaso Bazzicavano i vati Nelle remote et

Veramente quant'io del regno santo ne la mia mente potei far tesoro, sara` ora materia del mio canto. O buono Appollo, a l'ultimo lavoro fammi del tuo valor si` fatto vaso, come dimandi a dar l'amato alloro. Infino a qui l'un giogo di Parnaso assai mi fu; ma or con amendue m'e` uopo intrar ne l'aringo rimaso.

<<Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi>>, era la sua canzone, <<al tuo fedele che, per vederti, ha mossi passi tanti! Per grazia fa noi grazia che disvele a lui la bocca tua, si` che discerna la seconda bellezza che tu cele>>. O isplendor di viva luce etterna, chi palido si fece sotto l'ombra si` di Parnaso, o bevve in sua cisterna,

Ed elli a lui: «Tu prima m’invïasti verso Parnaso a ber ne le sue grotte, e prima appresso Dio m’alluminasti. Facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e non giova, ma dopo fa le persone dotte, quando dicesti: ‘Secol si rinova; torna giustizia e primo tempo umano, e progenïe scende da ciel nova’.

Il fonte era degnamente rappresentato da una vena amorosa che spicciava sempre, sebbene non iscaturisse dal cuore. Ma che volete? Sotto l'abbaco e l'egoismo, vette nevose del suo Parnaso, quell'amorosa fontana non poteva dare acque limpide e salutari. Potete dunque argomentar di leggieri che amorazzi fossero i suoi.