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⁴⁴³ Figghiolu, nella parlata messinese, fanciullo, piccolo. ⁴⁴⁴ Cicalate, p. 392.

Certo, ed io l'ho visto; ha seco la moglie, i figliuoli, ed una scorta di guardie campestri, o masnadieri che sieno. Io vengo ancora a cercar muli dai carbonari perchè il vecchio non intende fermarsi, e vuole continuare il viaggio in questa stessa notte. Quanti di scorta? Dodici; ma non di queste bande: alla parlata paiono delle parti di Toscana. Presto furono in ordine i muli.

La dama, superba di codesta edificante parlata, guardava attenta or la madre Eleuteria, or la fanciulla, e pensava di leggere ne' loro composti visi il trionfo della sua clemenza. Allora, indirizzandosi a don Aquilino: A lei, signor abate!... noi abbiam fatto la parte nostra; a lei, la sua.

Sebbene questa parlata, e il calore col quale la pronunziò il giovane carcerato, avesse dovuto togliere al giudice ogni speranza d'indurlo a servire alle sue brame, tuttavia esso continuò impassibile nel suo sistema di gesuitismo.

In Aragona si può dir che si parla il castigliano, anche dal popolo minuto, benchè con qualche storpiatura e qualche barbarismo; ma allo spagnuolo delle Castiglie basta una mezza parola per riconoscere l'aragonese; e non c'è castigliano infatti, che non sappia imitare quell'accento, e non lo metta, all'occasione, in ridicolo, per quello che ha di rozzo e di monotono, presso a poco come si fa in Toscana della parlata di Lucca.

Ma, senza poterci offrire un testo latino che risponda in tutto alle Chiose volgari, e i due testi son molto dissimili, salvo in qualche chiosa che hanno a comune, il censore si dette a rifrustare nel commento volgare i latinismi e, sin il vocabolo leno gli sa di latino e non gli sovviene che leno significa arrendevole e in questo senso non solo spesso si trova nelle scritture del trecento, ma e' corre pur oggi, qual moneta di buon conio, nella lingua parlata.

Con lei, giochi furibondi, liti furibonde. Di lei agli altri diceva, con quella sua molle parlata rotonda:

Però Lindo, tra una parlata e l'altra, ebbe tempo di osservare che realmente sua moglie non era in teatro e che non c'era anche il cugino Pietro. Al solito. In cuor suo li mandò a farsi benedire e, sforzando la voce perchè le campane mai non cessavano di suonare sopra il teatro, con fermezza e calma rappresentò la propria parte, difficilissima e lunga.

Finito il suo discorsetto, l’indiano si buttò in acqua risoluto e volse nuotando alla spiaggia. Era solo; fu accolto senza sospetto. La sua parlata, veramente, era un pochino diversa da quella di Cuba; ma come può essere diversa tra popoli del medesimo sangue, vissuti a lungo divisi. Stentarono alquanto a capirlo, ma lo capirono finalmente, e si persuasero che gli stranieri erano venuti da amici.

Stupida! brontolò Michele fra i denti, attraversando l'appartamento, sconcertato per il cattivo esito della sua parlata; ma quando, nell'anticamera, aiutato dal servo, indossava la pelliccia, si riaprì la porta interna, e Lavinia, sorridente, scherzosa, maliziosetta, fece capolino fuor dell'uscio che teneva socchiuso, colla sua manina bianca quasi coperta dagli anelli ingemmati: Se stasera il signor conte si sentir