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Si fece notte, e il treno continuò a andare al passo della cavalcatura di Sancho Panza, non so per quante ore. Quella sera esperimentai per la prima volta in vita mia i tormenti della fame, che immaginavo d'aver provati gi
Nel poema D. Chisciotte e Sancio Panza questa verit
Abbracciò Marco pel collo nè più nè meno con lo affetto di Sancio Panza; baciò la mano al Curato, e lo aiutò a smontare.
V enit at interea mihi trippiger ille Cocaius, I lle, inquam, cui panza pedes cascabat ad imos R umpebatque uteri multa grassedine pellem. T une ait o Triperune tener, Triperune tenelle, V enisti? venisti etiam, Triperune galante? T une ades? o mi lac, mi mel, mi marzaque panis, E ya age, zuccarate puer, ne, puppule, dormi, S urge oculosque leva! hui, sbadacchias? surge, gaiarde!
F estinate meam per buccam intrare, foiadae E t vos formaio tortae filante sotilum; D um canimus trippas, trippae sint gutture dignae A tque altis cubitum calchetur panza fritadis!
Un prete contemporaneamente cantava: Oggi viju introdutta certa usanza, Chi pari chi cci sia qualchi indecenza; In ogni casa, cui canta, cui danza, Va pri li pedi pedi l’Eccellenza. Li credituri e la povira panza Sunnu custritti a fari pinitenza⁴⁰⁴. ⁴⁰⁴ Melchiore, Poesie, p. 104. E non isfuggir
²⁹⁵ Meli, Riflessioni, pp. 6, 13, 15. Idee non dissimili aveva il Meli espresse nel suo poema eroicomico Don Chisciotti e Sanciu Panza: ed i seguenti versi su Giove ne sono la sintesi: Avirr
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