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Una persona, che aveva aria d'uomo non dozzinale e non l'era davvero, parlava della poesia «romantica» con Sua Reverenza. E Sua Reverenza l'udiva con volto pacato e con segni d'approvazione, perché erano lodi alla poesia «romantica», la prediletta dell'anima sua. Quando tutt'ad un tratto il panegirista uscí fuori con un voto, perché alcuno in Italia pigliasse a scrivere una Poetica romantica. Che Poetiche di Dio! gridò allora il buon curato di Monte Atino, dimenandosi sul suo seggiolone come un energumeno, che Poetiche di Dio! Se ai giorni nostri vivesse Omero, vivesse Pindaro, vivesse Sofocle, dovrebbono essi cambiare arte forse? No, in nome del cielo, no. Ma la [p.29] differenza dei secoli renderebbe differenti le cose che que' poeti imprenderebbono ora a trattare. E la differenza delle cose indurrebbe di necessitá differenza nella mescolanza delle forme e nell'accoppiamento delle immagini. E Omero, Pindaro, Sofocle sarebbero poeti «romantici», volere o non volere. Ma l'arte loro sarebbe tuttavia quella stessa de' classici antichi. Che importa a me se il Cellini oggi mi cesella un vezzo per madama d'

Il filosofo, un severo censore della vita e dell’educazione contemporanea, mezzo scettico, mezzo platonico, panegirista della morale e della virtù. L’avvocato scodellava le sue cognizioni di giurisprudenza con le medesime lungherie del filosofo e del medico: e l’abate, un sacerdote poco untuoso, anzi un poco fervoroso ecclesiastico.

A giudicarne dal poco tempo che il Mastai cinse la spada si ha da credere, che in onta al suo panegirista anch'egli si reputasse legno da cavarne po' poi un Giulio Cesare o un'Alessandro Magno; però di corto barattò la spada in aspersorio, e l'elmo per la tonsura: andò compagno a Monsignore Muzi nell'America meridionale donde tornato nel 1825 resse prima l'ospizio di S. Michele, poi fu arcivescovo di Spoleto, e vie via vescovo d'Imola, e Cardinale senza infamia, e senza lode.

Quest'opera creatrice chiuse effettivamente l'èra della rivoluzione, come Napoleone non ha potuto fare, e ricondusse l'impero senescente alla forma naturale e duratura. Davanti all'orribile spettacolo della repubblica romana in isfacelo ogni uomo di senso politico diventa, come il vecchio Drumann, «panegirista della monarchia suo malgrado». Chi presume di trovare ancora la libert

Anzi se vuolsi credere al panegirista di Pio IX egli pure giudicavasi incapace, onde si vedendo eletto smaniava sclamando: «o fratelli, abbiate misericordia della mia debolezza; io mi confesso indegno.

I posteri unanimi a dargli nome di «magno», mille anni di storia empiuti delle cose bene e mal create da lui, le voci del popolo e la poesia che lo cantano, fanno di lui tali lodi vere, che inviterebbono a tacere anche uno storico retore o panegirista. I papi che incoronavano gl'imperatori, i re che entravano in quelle contese di famiglia, furono i soli che operassero.