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Colla pace conchiusa, Menelik conservò il suo titolo di re dello Scioa, anzi re Giovanni gli fece dono di una splendida corona, ma si dichiarò tributario del re dei re, obbligandosi a pagargli un annuo tributo ed a fornirgli buon contingente di truppe in caso di guerra.

di ciò solo si lodavano i Templarii, ma ancora, del poco spendere. Uno tra essi, ai predicozzi del babbo, che era venuto dal borgo natale per pagargli i debiti, poteva dir di rimando: Di che vi lagnate, padre mio? Domandatene a quanti mi conoscono, e tutti vi diranno che vivo con una lira al giorno. Ah , con una lira? E il resto va tutto in libri, lezioni e limosine, non è vero?

Essi hanno nelle vene, io credo, un po' di sangue di Torquemada. Questo modo di educare, essi lo chiamano saggezza. E certo se facesse l'effetto di render saggio meriterebbe quel nome; ma siccome non ottengono invece che quello di seccare dovrebbe esser chiamato seccatura. Allo stringer dei nodi il tutore si rifiutò perfino di pagargli quel primo debito di giuoco.

Ho anche sentito dire che per quella rinunzia del Cristianissimo, il Cattolico si obbliga di pagargli in dieci anni settecentomila ducati d'oro.

FORCA. Che per salvar voi dal pericolo del dottore bisognava pagargli cento scudi che li mancavano per lo riscatto di Melitea; e la menava seco fuor di Napoli e, come era lontana dagli occhi vostri, ve s'allontanava dal core. Se l'ha bevuta, datomi i danari e restituito voi nella sua grazia. PIRINO. Se è cosí, ho il torto. FORCA. Mille torti, non ch'uno. PIRINO. Perdonami.

Il Segretario, spiegato il foglio, spalancò gli occhi dalla sorpresa. Cardello non osava di domandargli: Che cosa dice? È il suo testamento! soggiunse il Segretario. Lascia tutto a te, la fabbrica e il resto del premio che il Municipio deve pagargli: sei mila lire, Cardello, interdetto, non respirava; temeva di avere inteso male.

Laonde dopo quella rottura col tenente Lamberto, nel nuovo vuoto fattosele intorno, ella si era naturalmente ristretta col vecchio maestro quasi a pagargli il grande debito di gratitudine, che le pesava sulla vita, occupandosi ora della sua.

Egli avea de' parenti di gran stima e in gran riputazion per la Guascogna. Questi: Pagargli i debiti per prima avevan tra lor detto non bisogna; ma non convien la sbirraglia l'opprima, ché ne verrebbe a noi troppa vergogna. E con uffizi e secreti e trattati teneano in soggezione i magistrati. Tal che pioveva a Filinoro addosso de' creditor la rabbia e le parole.

Almeno almeno, avrebbe dovuto fare una eccezione pel suo uomo, che gli diceva ben del suo dramma senza averlo letto, e non gli prometteva di pagargli tremila lire quando i suoi poveri cinque atti avessero ottenuto il trionfo di quattro repliche alla fila; trionfo per stesso impossibile ad un autore novellino, e che dopo tutto c'era sempre modo di mandare a vuoto, in ogni teatro d'Italia, dove gli abbonati comandano a bacchetta, e non ammettono repliche!

Per esempio, se l'oro in Allemagna è piú caro che in Italia, onde si baratti a piú argento che qui non si fa, ed io voglio di Venezia farmi pagare in Vienna la valuta di 1000 ducati in tanti ongari, bisognerá ch'io paghi al mercante di Venezia un tanto di piú quegli ongari della valuta ordinaria, perché in Vienna gli ongari vagliono piú argento che non vagliono in Venezia; e viceversa, chi di Vienna volesse farsi pagare in Venezia 1000 fiorini in tanti ducati, volendo pagargli in Vienna con ongari, converrebbe pagar aggio per li ducati, perché l'ongaro vale manco argento in Venezia che non vale in Vienna.