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Avevo qualche cosa da sbrigare a Milano e a Torino. La contessa Osvaldi, piccoletta, irrequieta, bruna, diede in una risata; ma Filippo non se ne curò, perchè quella rideva sempre.
Il conte de Idris era in campagna, e Ada doveva raggiungerlo; poi sarebbero andati a Lucerna, dove l'anno prima s'erano molto affaticati e punto divertiti. O perchè vi ritorni? domandò Filippo, prendendo una tazza di tè dalle mani di sua madre. Sai che Leopoldo non vuol campagne romantiche; odia le chaumières.... E anche ton coeur? chiese sbadatamente la contessa Osvaldi.
Sul limitare, Berto e Giselda dovettero fermarsi. La duchessa di Torrecusa e la contessa Osvaldi, tenendo ciascuna una coppa di sciampagna, s'esercitavano a portarla alle labbra, dopo aver fatto col braccio destro alcuni giri a spirale. La duchessa vi riuscì, versando dall'orlo met
Egli, indugiatosi un istante nella grande sala, nella quale non era alcuno, udì le voci che provenivano dal salotto attiguo. Parlavano, a volta a volta, sua sorella contessa Ada de Idris, la contessa Osvaldi, la contessina Fioresi, e dall'acciottolìo di chicchere e di piattini si comprendeva che le gentildonne stavano bevendo il tè.
No, cara, disse Filippo recisamente. Ho da fare qui. Ha da fare a Venezia, in luglio! esclamò la contessa Osvaldi, ridendo. Voi avete da fare a Milano, a Torino, a Venezia! Mi sembrate un ministro.... Anzi, la negazione d'un ministro, corresse il conte Lombardi. Un ministro non ha mai da far nulla, in nessun paese del mondo!
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