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Tardi ricordò Galeotto che il suo capitano generale era cugino di Marco, del tiepido signore di Osiglia; più tardi ancora riseppe che Genova a Marco e ai cugini suoi prometteva di dare la parte loro del marchesato, quella stessa che i loro antenati Emanuele ed Aleramo avevano posseduta.

Questi, che avea nome Abate, recatosi a Genova, mentre il Senarega scendeva da Osiglia al Finaro per abboccarsi con Galeotto e far le viste di raccomandargli la pace, mostrò ai Genovesi esser tra loro discordi i signori della lega.

Tosto i soldati vi balzano dentro a farvi bottino, e per fermo v'appiccavano il fuoco, se l'impresa non portava via troppo tempo; indi, con larga preda e buon numero di prigioni, se ne tornano indietro. Comandava la spedizione Francesco del Carretto, figlio a Corrado e cugino di quel Marco, signore di Osiglia, che segretamente se la intendeva coi Genovesi.

E quando ciò seppe, argomentò che dai congiunti suoi delle Langhe non aveva più nulla a sperare, e che le vie di Calizzano e di Osiglia, donde si sentiva sicuro alle spalle, non gli teneano più fede. Non si smarrì tuttavia, non si perdette d'animo; che anzi, il sapersi solo, accrescendogli la malleveria dell'impresa, gli aggiunse le forze della disperazione.

Ora, vedete bel caso, quest'oratore fu bensì uno di loro, ma figliuolo a Marco, signore di Osiglia, che tra tutti i collegati era il meno amico a Galeotto e il più tiepido nei consigli di guerra.