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St. 66. Narra il poeta che Oronte Avventa di due punte una zagaglia Inverso il sen che 'l vincitore ha nudo. «Je ne say pas (dice il critico) commant il l'arme de toutte piece, et puis qu'il die qu'il a le flanc et le sein nudSar

Cadde a terra trafitto Ebreno il fiero E sanguinando il suol sparse la vita. L'esercito a fuggir prende il sentiero Senza duci: ogni squadra era smarrita. Por loro animo in cor non è speranza: Omai fuor che morir nulla n'avanza. Oronte udendo, giù da gli occhi un fonte Di caldo pianto distillava, e poscia Con la sinistra man batte la fronte, E d'acerbo dolor batte la coscia.

Non altramente da cordoglio è vinto Indo bifolco, ove ripone il piede Ne l'ampie stalle de l'armento estinto, Ch'a l'aer fosco del leon fur prede: Vede sbranati i fieri tori, e tinto De le squarciate membra il terren vede: E sparsa vede al vento ogni sua speme, E tra' singulti inconsolabil geme. A tal sembianza in rimirar s'attrista Oronte, e grida: ah miserabil sorte!

Quì tace. Oronte al cavaliere amico Con altiera sembianza a dir prendea: Giassarte, io nacqui in Misia, ove il Caìco L'onde rivolve, e fu mia patria Elea; Per genitori il Ciel diemmi Ulderico E la chiara belt

Non starmi dunque, mirar, ch'in vano Pugni la plebe, o miserabil mora; Provarmi deggio, e racquistar sul piano L'alta vittoria non perduta ancora. E quì spronava: ma sul fren la mano Pongli Giassarte, e fagli far dimora. Sporgli volea quella, che dianzi scese Voce dal ciel: ma nulla Oronte intese.

Subito Oronte in sul destrier si scaglia, In foco d'ira fiammeggiando, e crudo Avventa di due punte una zagaglia Inverso il sen, che 'l vincitore ha nudo; Non l'offende però l'aspra battaglia, Ch'ei si rinchiuse ne l'immenso scudo, Tempra del ciel: ben su per l'aria andaro Scossi i rimbombi del superno acciaro.

Ver lui, che di guerrier fa nobil prove Oronte volge frettoloso il freno, E sollecito i fianchi al destrier punge: Ed, o Giassarte, egli gridò da lunge, Onde il terror, che da vittoria certa Si casca in fuga?

Errando avviensi, ove del duol sofferto Fatto avea 'l fiero Oronte in ritorno, Ed a l'aure serene il guardo aperto Il rivolgea pien di vergogna e scorno. Da lunge il Duce di sua vista incerto, S'appressa ove il guerrier facea soggiorno, E quando in ravvisarlo errar non puote, Apre il varco del petto a cotai note: VI

Rimembra, Oronte, ed indivina a pieno Per le passate le stagion future: Pria ch'Asia d'Ottoman soffrisse il freno Quante ore volser sanguinose e dure? Così di Rodi n'avverr

Oronte, guerreggiando unqua mirasti Sembiante assalto? ove virtù mortale Sembra, che 'n campo contrastar non basti, E contra l'armi d'un guerrier sia frale? Ma dimmi, come ne l'assalto entrasti? Come nullo altro in su l'arcione assale Con forte destra gli avversarj teco? E la tua piaga alcun periglio ha seco? Bostange dicea.