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Datemi l'arme, all'insidioso acume Delle volpi di corte, i miti accenti, A me l'acciaro! dell'oppresse genti Dal furor dei tiranni è questo il nume.

Ahimè, terra! Ahimè, terra! Apollo! Apollo! Perché d'ahimè saluti il nume ambiguo? Non si addice a quel dio funebre nenia! Ahimè, terra! Ahimè, terra! Apollo! Apollo! Con grida infauste ancor saluta il Nume cui non s'addice assistere a lamenti. Apollo, Apollo! Mio duce e mio sterminio! Mi perdi, e non a mezzo, anche una volta!

Appena la cagnetta ebbe tocco il tappeto del pavimento, la corse, come le concedevano la pinguedine e la gotta, verso Vanardi, e per benigna protezione di non so qual nume, giuntagli ai piedi, si pose a fargli quel tanto di festa ch'ella sapeva, a dimenare un simulacro di coda e tentare di drizzarsi sulle piote deretane per appoggiare le anteriori alle gambe di lui.

«L'Amore! l'Amore in questo quadro non è un giovinetto nume, radioso e ridente, coronato di rose e di passione. No. L'Amore è una figura austera, e triste, e solitaria... Oh, caro Selvaggio, io so quanto triste, e quanto solitario tu sei! «Ma tu comprendimi e perdona! E di' addio. Addio a Nancy». E il Selvaggio comprese. E perdonò. E disse addio a Nancy.

Come Jacob e Judith, con le pálpebre chiuse Booz giacea ne 'l grave sonno patriarcale. Or la porta de 'l cielo su 'l suo capo si schiuse e ne discese un sogno. Ed il sogno fu tale: Booz vide una quercia fuor de 'l suo ventre in piena vita sorgere e lenta giugner l'ultimo lume. Una stirpe di umani vi s'ergea, qual catena: un re cantava a 'l piede, moriva in alto un nume.

Il poeta Lodovico Savioli, nel 1803, salutava in Napoleone "il guerrier della vittoria alunno;" Luigi Lamberti "l'eroe dei Numi amor," e infine esclamava: Fondar popoli e far con sante leggi La virtute reina e il vizio domo, Impresa è sol d'immortal Nume, o d'uomo Che a Nume si pareggi.

Cinge la sorda terra una nervea Rete, che spasima e pianto stilla: Palpita il mondo del nostro palpito Alla scintilla. Così la Mente d'un invisibile Nume la cieca materia avviva, E a noi da cieli inaccessibili La voce arriva. Tolti gli indugi, muore più rapida L'ora felice; ai tardi mali, Tu dei viventi forse il più misero, Hai dato l'ali.

Allora seguendo i voli della agitata mente, ti senti rapito alla diletta Tempe, e ossequi il loco sacro alle deitadi agresti, odi i canti di Bacco, i suoni e le danze delle invase seguaci del nume, e gi

I cortigiani volevano costringere i cristiani colla forza a piegare le ginocchia avanti al nuovo nume, ma Nerone il proibì. Promise. Le sue promesse non smossero quei prodi; minacciò; annunziò la sua grandezza; toccò la sua cetra e cantò. Se il canto di Orfeo aveva ammansato le fiere, il suo doveva ammansare i cristiani.

Giustissimo. Forse, appena giunti in Napoli, quando l'Europa stupefatta pareva dubitasse se voi foste uomo o nume... Ma vi giugnemmo soli. Di molte tappe a noi s'addietrava l'esercito, e contro i soldati di Bonaparte bisogna la ragione della baionetta. V'ha un mezzo, generale, se non m'inganno. E quivi egli fece un segno d'attenzione con un tantino d'ironia sulle labbra e dentro gli occhi.