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E sono ancora candori abbaglianti, come di campi nevosi, come di giogaie iperboree; e sono ancora immense fuliggini, come tediose tele di ragni colossali; e sono ancora monti di porpora e d'oro, miserabili cenci sdruciti, scaglie opaline di madreperla, ghirlande di rose, mucchi di sassi.

Dai merli del castello contemplammo quel superbo panorama degli Abruzzi, dove le catene dei picchi nevosi si spiegano solenni e severe. Aquila è situata sui contrafforti del Gran Sasso, da Aquila vediamo questo re degli Appennini immediatamente sulla nostra sinistra. Nella trasparenza dell'aria vespertina esso appare così vicino che si distinguono benissimo gli anfratti, gli spigoli, i rilievi della sua piramide; eppure ci vogliono due lunghi giorni di viaggio per giungervi! Pochi hanno asceso questa montagna, ed essa è quasi mitica e sconosciuta, come tutta la regione limitrofa. E' un nodo montuoso di figura allungata, di forme gigantesche e massiccie, almeno per quel che si può giudicare vedendolo da Aquila. Dal centro di questa massa montuosa si alza ora una specie di cono o di gobba, coperto di neve; questo è il Gran Sasso, il punto più alto d'Italia: 9000 piedi di altezza. Alla destra di Aquila si stende un'altra regione montuosa, senza picchi nevosi, la cui porzione anteriore è però limitata dai nebbiosi e qua e l

I dorsi nevosi furono ancora per qualche minuto più oscuri che il cielo, ma poi questo prese un colore cinerino e la neve spiccò più netta e più luminosa di esso; poi nel cielo sereno brillarono le stelle, la via lattea fu la maggiore bianchezza e la valle rimpicciolita perdette ogni forma. La gran conca di Cogne fu muta e nera come un sepolcro.

Non ebbi la fortuna di trovarmi sul Clapier col tempo sereno, ma confesso che non credo di aver perduto molto. Le catene delle Graie e Pennine offrono quasi lo stesso aspetto, viste dal Colle di Tenda o dietro a Cuneo, come dal Clapier, e del resto, tra queste cime tanto lontane, non spiccano in modo imponente che pochi gruppi molto nevosi, quali il Gran Paradiso ed il Monte Rosa; il solo picco abbastanza lontano che per se stesso appare maestoso è il Monviso, che si vede da quasi dappertutto; molto attraente è certo l'aspetto della pianura che non è troppo lontana, ma pure spesso velata dalle nebbie; però la si vede ben meglio dalla Besimauda o dal monte l'Arp. Quanto al mare, anche nei giorni più limpidi, mai non vidi dai monti di queste Alpi, distanti almeno 30 chilometri dalla costa altro che una specie di piano abbastanza stretto, in apparenza immobile, senza lustro ed il cui uniforme colore bigiastro spiccava sull'azzurro dell'orizzonte. È vero che il Freshfield, dalla Cima di Nasta, vide una cappella vicina a Cannes ed il fumo del treno che proseguiva verso Nizza; ma questo deve essere un caso ben raro! In generale nelle vedute di paesaggi così lontani, c'entra più l'immaginazione che l'occhio, e l'immaginazione la si ha anche quando la nebbia vela l'orizzonte. Per me, le parti più amene del panorama del Clapier sono il bel bacino di San Grato, coronato da prati e boschi, le foreste di castagni dietro a Belvedere, i verdi monti della Valmasca ed attorno a Tenda, e sette laghetti, fra altri il Lago Bianco coperto di «icebergs» e gran parte del Lago Lungo. Imponente è invece l'aspetto di tutte quelle giogaie, per lo più nude, rocciose ed oscure; specialmente distinguonsi l'altissima Serra dell'Argentera, la lunga cresta del Carbonè, i picchi della Lusiera e del Ciaminejas, il Bego simile ad un cupolone, il Capelet, la Cima dei Gelas e la Punta della Maledìa. Quest'ultima, chiamata Cima di Caire Cabret sulla carta sarda, e lasciata senza nome sulla nuova dell'I. G. M., che le d