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Tullio, no; non volevo dire questo, no, no.... Volevo dire che non è colpa mia se sono così, un poco strana.... Non è colpa mia.... Bisogna che tu abbia pazienza con me, bisogna che tu mi prenda ora così come sono.... Non c'è null'altro, credi; non ti nascondo nulla.... Potrò guarire, poi; guarirò.... Tu avrai pazienza; è vero? Tu sarai buono.... Vieni qui, Tullio, anima.

Non dite questo, non lo credete: io non lo credo. Io ho dei capelli bianchi, fra i neri. Ma non si vedono: io non li vedo. Perchè li nascondo o li mostro con disinvoltura. Se mi guardate bene, di giorno, ho una quantit

Non le nascondo sarebbe inutile, Ella se ne sar

Intrattieni la speranza nel fratello e non lasciar cader la sorella fra le unghie del gesuita. Una bellezza di quel calibro è un agente potente cui non bisogna far cadere nelle mani dei nemici. Io rifletterò... ho a riflettere su tante cose. Ho paura che non ci prevengano. Ecco appunto ciò che bisogna evitare. Io non ti nascondo che sono diabolicamente stufo di Lusetta. Lo credo bene.

Fu verso quel tempo che io lo conobbi. Scrivevo allora, qualche volta, in una rassegna letteraria messa su da giovani con grandi speranze e poi miseramente scomparsa. Un giorno mi capitò fra mano un saggio, senza nome di autore, intitolato Filosofia del subbiettivo. Lo sfogliai, non lo nascondo, con un sentimento ostile; ma dovetti tosto ricredermi. Le idee non erano molto connesse, la forma riusciva penosa a furia di tormentature e di contorsioni, la lingua era zeppa di neologismi e di frasi tolte di peso dal tedesco; ma dietro tutto ciò si sentiva il pensiero e l'erudizione. In breve, l'idea dell'autore era questa: l'unico campo del nostro studio, l'unico oggetto che noi abbiamo a nostra portata, siamo noi stessi; il mondo non è che un miraggio della nostra coscienza: non corriamo dunque dietro all'illusione, afferriamoci alla realt

Ella taceva, assorta nel suo pensiero, col capo chino. Loreta, guardate! proruppe allora il professore con una sùbita fiamma che salì ad imporporargli il viso guardate, Loreta, è così doloroso, è così fatale per me questo momento, che io trovo ora il coraggio, che non ebbi mai, che credevo di non poter mai trovare, di confessarvi il segreto, che da lungo tempo io nascondo.

E chi lo conosce più? Io da parecchi giorni vado in castello che mi pare di salire sul calvario.... e le occhiate del pievano comincio a capirle...» «Che pievano.... che occhiate?» «Certe occhiate bieche, come se volesse dirmi che io gli nascondo un peccato mortale....!»

Che dovete fare un ben meschino giudizio di noi donne, me compresa, dacchè vi credete in obbligo di ostentare con noi una leggierezza, che vi nuoce... Grazie. E di nasconderci il vostro vero valore. Io nascondo il mio vero valore! Ma non domando di meglio che di mostrarlo. Non fingete. Voi siete studioso. Poco. Dotto. Misericordia! Chi mi ha calunniato?

E così non le nascondo che sono lieta di esser certa finalmente che non mi sono ingannata. Grazie, Elsa!.. Mi permette di darle del tu? Volentieri. Non siamo fidanzati sin da questo momento?... Oh!... Ora ho paura di sembrarti sfacciata. No, Elsa, no!... Che pensi? Vorrei inseguire, raggiungere colui che ha riso, avvertirlo, minacciarlo perchè taccia... Faresti peggio.

Han pur queste fugaci Ore terrene alcun sorriso e fiore, Ha battaglie il pensier, le labbra han baci, Vita la terra, e inferno e ciel l'amore! Molte sul dorso antico Storie nefaste io porto, Molte nei gorghi miei storie nascondo; Ma, poi che per et