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Donna Nena se ne va a Roma esclamò, ridendo, un calzolaio ch'era uscito a vedere dalla sua bottega, con uno stivale fra mani. La facezia ebbe successo fra quanti guardavano. Donna Nena se ne andava a Roma! Buon viaggio! Le vicine ridevano. Rideva Nannina Fiocca, la innamorata del calzolaio. Quando gli passò accosto gli dette uno spintone. Bel core che hai!

Senti le fece dietro il calzolaio presto lo farai anche tu il viaggetto.... Nannina si volse, grattandosi la coscia per allontanare il malagurio, e gli gridò con la voce argentina: Prima tu! Prima tu! ribatteva il calzolaio, minacciandola con lo stivale.

Nannina aveva riguadagnato coraggio e s'accostava alla scrivania, guardandovi curiosamente il gran calamaio dorato, sul quale due pupazzetti reggevano a fatica una colonnina per metterci entro le penne.

Com'è curiosa questa villa, di sera! esclamò Nannina, la donna di servizio, portando in tavola. Perchè dite così? domandò Èlvia. Mah!... fece Nannina. Anche lei? pensò Aldo.

In quel pezzo della via, soleggiato, dove un gruppetto di femmine s'era raccolto a ciarlare, trovò Nanninella che guardava curiosamente, con le manine sotto il grembiale, il panchetto d'un venditore di caramelle il quale si godeva il sole fumando la pipa, gli occhi socchiusi. Nannina! fece la vedova come ti trovi qui? Che fai? La bambina le corse incontro, allegramente.

Sissignore, sua madre. Impossibile, bella mia borbottò come si fa? Dovreste tornare. Tornate.... tornate lunedì, che c'è udienza, non è vero Mazzia? Mazzia guardava difuori. Non udì e non rispose. La vedova arrossiva. Cacciò lentamente la mano nel grembiale di Nannina. Perdonatemi balbettò io gli avevo portato... gli volevo lasciare... queste mele... perdonatemi.... Date qua disse il vecchio.

Aldo non poteva più dubitare che si trattasse di sensazioni reali. Èlvia era un organismo solido, ricco di salute, come lui. Egli, è vero, si era occupato di fenomeni anormali, ma solamente leggendo quel che ne scrivevano, pro e contro, scienziati d'alto valore. Non si era mai provato a osservare direttamente, quantunque spesso invitato da persone che volevano iniziarlo ai misteri del magnetismo e dello spiritismo. Èlvia lo aveva qualche volta graziosamente punzecchiato per questi suoi studi, mostrandosi piuttosto incredula che no. Egli non poteva per ciò supporre che quel che essi e Nannina sentivano nella villa provenisse da eccessiva nervosit

Hai dormito bene? gli domandò Èlvia vedendolo saltar giù dal letto. Ho fatto tutt'un sonno. E tu? Io non ho chiuso occhio. C'è mancato poco che non ti svegliassi. Perchè? Non sgridarmi; avevo paura. Ancora? egli esclamò, fingendo di mostrarsi un po' in collera per questa debolezza femminile. Intanto che tu ti vesti poi soggiunse scendo a fumar un sigaro all'aria aperta. Ti mando Nannina.