United States or Norway ? Vote for the TOP Country of the Week !


Lo duca mio li s’accostò allato; domandollo ond’ ei fosse, e quei rispuose: «I’ fui del regno di Navarra nato. Mia madre a servo d’un segnor mi puose, che m’avea generato d’un ribaldo, distruggitor di e di sue cose. Poi fui famiglia del buon re Tebaldo; quivi mi misi a far baratteria, di ch’io rendo ragione in questo caldo».

seguitando il mio canto con quel suono di cui le Piche misere sentiro lo colpo tal, che disperar perdono. Dolce color d’orïental zaffiro, che s’accoglieva nel sereno aspetto del mezzo, puro infino al primo giro, a li occhi miei ricominciò diletto, tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta che m’avea contristati li occhi e ’l petto.

Tanta riconoscenza il cor mi morse, ch’io caddi vinto; e quale allora femmi, salsi colei che la cagion mi porse. Poi, quando il cor virtù di fuor rendemmi, la donna ch’io avea trovata sola sopra me vidi, e dicea: «Tiemmi, tiemmi!». Tratto m’avea nel fiume infin la gola, e tirandosi me dietro sen giva sovresso l’acqua lieve come scola.

quant’ è dal punto che ’l cenìt inlibra infin che l’uno e l’altro da quel cinto, cambiando l’emisperio, si dilibra, tanto, col volto di riso dipinto, si tacque Bëatrice, riguardando fiso nel punto che m’avëa vinto. Poi cominciò: «Io dico, e non dimando, quel che tu vuoli udir, perch’ io l’ho visto l

Così per Carlo Magno e per Orlando due ne seguì lo mio attento sguardo, com’ occhio segue suo falcon volando. Poscia trasse Guiglielmo e Rinoardo e ’l duca Gottifredi la mia vista per quella croce, e Ruberto Guiscardo. Indi, tra l’altre luci mota e mista, mostrommi l’alma che m’avea parlato qual era tra i cantor del cielo artista.

non mi lasciar», diss’ io, «così disfatto; e se ’l passar più oltre ci è negato, ritroviam l’orme nostre insieme ratto». E quel segnor che m’avea menato, mi disse: «Non temer; ché ’l nostro passo non ci può tòrre alcun: da tal n’è dato. Ma qui m’attendi, e lo spirito lasso conforta e ciba di speranza buona, ch’i’ non ti lascerò nel mondo basso».

«ricorditi di me, che son la Pia; Siena mi , disfecemi Maremma: salsi colui che ’nnanellata pria disposando m’avea con la sua gemma». Purgatorio · Canto VI Quando si parte il gioco de la zara, colui che perde si riman dolente, repetendo le volte, e tristo impara; con l’altro se ne va tutta la gente; qual va dinanzi, e qual di dietro il prende, e qual dallato li si reca a mente;

Lo ben che fa contenta questa corte, Alfa e O è di quanta scrittura mi legge Amore o lievemente o forte». Quella medesma voce che paura tolta m’avea del sùbito abbarbaglio, di ragionare ancor mi mise in cura; e disse: «Certo a più angusto vaglio ti conviene schiarar: dicer convienti chi drizzò l’arco tuo a tal berzaglio».

com’ io vidi un che dicea: «S’a voi piace montare in , qui si convien dar volta; quinci si va chi vuole andar per pace». L’aspetto suo m’avea la vista tolta; per ch’io mi volsi dietro a’ miei dottori, com’ om che va secondo ch’elli ascolta. E quale, annunziatrice de li albori, l’aura di maggio movesi e olezza, tutta impregnata da l’erba e da’ fiori;

a li occhi miei ricominciò diletto, tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta che m’avea contristati li occhi e ’l petto. Lo bel pianeto che d’amar conforta faceva tutto rider l’orïente, velando i Pesci ch’erano in sua scorta. I’ mi volsi a man destra, e puosi mente a l’altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch’a la prima gente.