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Álzati ancora e danza, ignuda, sul cuore del mondo, e sii la cortigiana di Mágdala, splendente in amore fra tutte le donne perdute, bella come la rosa che nasce nei fragranti giardini del Libano, l’intrisa di tutti i peccati, l’amica dei centurioni prepotenti, quella che disse una sera al pallido Uomo di Galil:

Álzati ancora e danza, ignuda, sul cuore del mondo, peccatrice di Magdala!... Nell’alba lontana

Ed egli da tutto il suo cuore amava la cortigiana di Mágdala, quella che i citaredi cantavano più bella fra le donne di Galil, quella che non sapeva liberarsi dall’odore delle sue fine ciprie, dal peso de’ suoi fulgenti braccialetti, quella che tentava di il vero liberatore degli uomini, e lui guardava, ed a lui parlava con la sua voce profumata come il vento, e sempre gli diceva con amore:

Ed un uomo era con essi, che amava la cortigiana di Mágdala e guardava con occhi sinistri la luce de’ suoi capelli così biondi; un ruvido maschio di Giudea, taciturno come l’uomo che ha patito, rugginoso come il pugnale che s’insanguinò; un uomo che non trovava parole se non fra le sommosse dei suburbi, nelle tetre taverne, fra i vicoli clandestini, dietro i banchi dei mercati forensi, e l

Io mi ricordavo l’alba davanti ai mare della Zurriola, nella stanza della peccatrice di Mágdala, ove saliva l’ultima canzone grigia del lentissimo fiume Urumea....

E l’amore della cortigiana di Mágdala fu l’amore che seppe andar più lontano traverso la memoria degli uomini: pallido e voluttuoso amore della rinunzia, eterna poesia del mito cristiano. Ma ora tu risorgevi, cortigiana di Mágdala, dalle buie distanze dei secoli; venivi tra quell’immenso gregge di umilt

Su lei cadde. Maravigliosamente la vestì. Nelle sue trecce disciolte penetrò la nuvola degli incensieri. Vidi una striscia di vapore cingerla come una clámide bianca. La musica, divenuta fumo, s’immerse ne’ suoi capelli scintillanti. Non era più nuda, non era più la danzatrice di Mágdala, ma quella che disse una sera al pallido Uomo di Galil:

Si chiamava Maria Maddalena, ed era la cortigiana di Mágdala, splendente in amore fra tutte le donne perdute, bella come la rosa che nasce nei fragranti giardini del Libano, l’intrisa di tutti i peccati, l’amica dei centurioni prepotenti, la danzatrice ignuda nei conviti ove rideva il buon vino delle vigne di Galaad, quella che diede il suo corpo al delirio di tutte le contaminazioni, la femmina bionda, coperta di gioielli abbaglianti come l’estate, la più soave di tutte le peccatrici, la fontana della bianca rugiada, il fiore della terra di Galil.

La tua treccia è gonfia di rugiada, le tue mani han l’odore dei mandorli, Maria Maddalena... E tu sei quella che tiene me prigioniero, in questa moltitudine che si raduna davanti al Calvario; tu sei quella che risorgesti nel cuore della pallida Bernadette, musica eterna dell’umano amore, peccatrice di Mágdala, innamorata dell’Uomo di Galil...