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Ma di un sommo poeta non si deggiono così ricercare le notizie della vita domestica, come quelle degli studj e degli onori per essi ottenuti. GABRIELLO CHIABRERA, uscito dagli anni della prima gioventù, e dalle istituzioni puerili, cominciò a praticare in Roma con Paolo Manuzio amico di Massimo suo fratello, e ascoltavalo ragionare: poi recandosi alla Sapienza, udiva leggere Marcantonio Mureto, ed ebbe con lui familiarit

Il giudizio del mondo che, a lungo andare, tribuisce a ciascuno il suo, colloca questi dotti in una sfera un po' meno luminosa di quella in cui brillano il Filelfo, Marsilio Ficino, Angiolo Poliziano; ma suonano tuttavia immortali i nomi degli Stefani, del Mureto, del Grozio, del Du-Cange.

Il periodo francese è veramente gloriosissimo. Esso vanta, per non ricordare che i nomi piú famosi, tutta la dinastia degli Stefani, il Turnèbe, che Montaigne chiamò il piú gran letterato da mille anni ai suoi giorni, il Mureto, sovrano d'ogni eleganza, Giuseppe Giusto Scaligero, l'«aquila fra le nubi», il Casaubon, l'uomo piú dotto dei suoi tempi. Questi filologi, e i minori, ripubblicarono o pubblicarono i testi greci e latini con diligenza, con disciplina, con un materiale di studio che gli umanisti non possedevano ancora. La loro potenza di lavoro era formidabile, favolosa. Il solo Enrico Stefano (il minore), pubblicò 74 autori greci e 58 latini, fra cui diciotto edizioni principi. E questa non è se non la parte minore, il fregio della sua opera: il suo capolavoro immortale è il Tesoro della lingua greca , che in cinque volumi in folio racchiude tutta la grecit