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A Dio graditi certo erano e sono D'alta religïon que' monumenti, Ov'ansio d'impetrar pace e perdono Tutti elèva il mortal suoi sentimenti; Ove chi più fu sotto i vizi prono, Talor più sorge, e move a' begli intenti; Ove color che gi

«Lingua mortal non dice Quel ch'io sentiva in seno...»

G loria del mondo non che d'un sol stato R egna costui, ch'ai fatti egregi e ad essa I ntegra forma ogni mortal eccede. T urchi, mori, tedeschi, e d'ogni lato V ien gente al grido; e mentre l'ode e vede, S ovra la fama esser il ver confessa. Proprium huius principis prudentia est.

Tal destra ecco a lor tendersi! ed è quella D'una mortal, che, siccom'angiol monda, Pur contro al suo decoro non appella L'inchinarsi a infelice vagabonda, L'udirla con dolcezza di sorella, L'aprirle un tetto ove il suo pianto asconda. D'afflitte ed oltraggiate a molta schiera Quel pio rifugio è di virtù carriera.

Con costui corse infino al lito rubro; con costui puose il mondo in tanta pace, che fu serrato a Giano il suo delubro. Ma ciò che ’l segno che parlar mi face fatto avea prima e poi era fatturo per lo regno mortal ch’a lui soggiace, diventa in apparenza poco e scuro, se in mano al terzo Cesare si mira con occhio chiaro e con affetto puro;

ne' per elezion mi si nascose, ma per necessita`, che' 'l suo concetto al segno d'i mortal si soprapuose. E quando l'arco de l'ardente affetto fu si` sfogato, che 'l parlar discese inver' lo segno del nostro intelletto, la prima cosa che per me s'intese, <<Benedetto sia tu>>, fu, <<trino e uno, che nel mio seme se' tanto cortese!>>.

Per l'armi intanto, e per l'armata gente Così per entro Rodi alto risuona, Che men rimbomba, se per l'aria ardente La gran porta del ciel fulmina, e tuona; Ed a gravi pensier volta la mente Quinci Adrasta magnanima ragiona Nel tempio, ove le donne afflitte il ciglio Facean preghiera nel mortal periglio.

Ne l'armi eterne a la mortal battaglia Ratto a se vendicar con le man pronte Contra la forza d'Ottoman si scaglia Impresso d'odio la terribil fronte, come tigre, che gli armenti assaglia, come turbo, che scotendo il monte Di svelte piante va coprendo i campi, come orrido tuon, tra nembi e lampi. D'indomita ira giù nel petto acceso Verso l'empio nemico alza la spada.

quand' io udi' <<Venite; qui si varca>> parlare in modo soave e benigno, qual non si sente in questa mortal marca. Con l'ali aperte, che parean di cigno, volseci in su` colui che si` parlonne tra due pareti del duro macigno. Mosse le penne poi e ventilonne, 'Qui lugent' affermando esser beati, ch'avran di consolar l'anime donne.

Poscia a lui da vicino alza la destra, Quasi duro villan dura bipenne, Quando batte, anelando, elce silvestra, Che a nave deggia rinnovar le antenne: L'elmo percote; ei come selce alpestra Saldo la piaga scitica sostenne. Ma l'Italico re tra' lombi spinse Punta mortal, ch'immantinente il vinse.