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Serpentin giunge, e come ella commanda, un miglior da sua parte al re domanda. 69 Grandonio di Volterna furibondo, il più superbo cavallier di Spagna, pregando fece , che fu il secondo, ed uscì con minacce alla campagna. Tua cortesia nulla ti vaglia al mondo; che, quando da me vinto tu rimagna, al mio signor menar preso ti voglio: ma qui morrai, s'io posso, come soglio.

« Ma no, tu non morrai; tu non devi morire. Faremo tutte le cure possibili; chiameremo dei medici. E piangevo, e mi agitavo nella convulsione del mio dolore, tenendo stretto al cuore quel mio unico parente, quasi per contenderlo alla morte che lo minacciava. «La serva accorse alle mie grida, e mi disse con piglio severo: « Non faccia scene, signorina. Non vede che fa del male al suo babbo?

"No, no, tu non morrai! (disse Orsola animato il viso di viva gioja): non sai dunque che il Castellano ha fatta la pace coi Ducali, e che tutti i suoi soldati sono usciti di qui liberamente, e si sono recati senza molestia ai loro paesi? Così faranno anche con te: appena Gian Giacomo sar

64 Ruggier, se ti guardò, mentre che visse, il tuo maestro Atlante, tu lo sai. Di te senti' predir le stelle fisse, che tra' cristiani a tradigion morrai; e perché il male influsso non seguisse, tenertene lontan m'affaticai: ostare al fin potendo alla tua voglia, infermo caddi, e mi mori' di doglia.

Egli fece una lunga oscultazione, esaminò il giovane minutamente, e si mostrò soddisfatto del suo stato. Non solo non ha la menoma lesione ai polmoni, disse, ma non ha nessuna disposizione ad averne. Ha un bel torace ampio, e l'apparecchio respiratorio non potrebbe essere meglio costituito. Stai di buon animo, figliolo. Potrai morire di qualsiasi male, perchè tutti si muore, ma non morrai di tisi.

LAMPRIDIO. Chi son questi che stanno dinanzi la porta nostra? MASTICA. Son poveretti che devono dimandare la elemosina. TEODOSIO. Olá, o di casa! MASTICA. Ché batti? vuoi tu spezzar questa porta? TEODOSIO. È forse tua madre, ché temi che sia battuta? MASTICA. Non ti morrai di fame tu per non essere importuno e prosontuoso. TEODOSIO. È importuno e prosontuoso chi batte le porte di casa sua?

DON FLAMINIO. Non spaventarti per questo, ché le donne al principio sempre si mostrano cosí ritrose: si ammorbiderá ben . Ma abbi pazienza, Leccardo mio, ché de' colpi delle sue mani non ne morrai. LECCARDO. Le tue belle parole non m'entrano in capo e mi levano il dolore e la fame. DON FLAMINIO. Faremo che Panimbolo ti medichi e ti guarisca.

Ah! Diego, se nostro padre e nostra madre sorgessero dalla fossa e ti udissero! E' comprenderebbero perchè sono crepati, l'uno sarto tisico, l'altra tessitrice alla giornata, per rammollimento della midolla spinale. Io, io morrò vescovo; tu, tu morrai grande e ricca dama. Ma chi dunque ti ha pervertito così in qualche ore? Essi, essi! per Dio!

Sgombra da questa terra, purga l'aria e il cielo infetto dal tuo abominevole spirito, porta fuora del mondo anima cosí scelerata e traditrice, e come hai saputo machinar tante fraudi, cosí machina un modo da fuggir dal mondo. Tu non morrai dalle mie mani: lascio che la tua vita sia la tua vendetta, vo' che sopravivi al tuo biasmevole e infame atto, vo' che venghi in odio a te stesso.

Poni mente al giorno più lieto de' tuoi anni, perché in quel giorno morrai. Mi ricordo sempre queste parole che udii una volta, predicate sul pergamo nella chiesa di Sant'Ignazio a Madrid da un vecchio gesuita. Questo è il giorno più lieto de' miei anni; temo che se noi esciamo di qui, la morte ci colga. Poi susurrò, posando il capo sul seno d'Elisenda: È così dolce la vita!