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ANTIFILO. Non vuo' piú legger per non morirmi affatto de disperazione. Ma io vuo' leggerla solo per morire: a chi vive senza speranza, la morte sola gli è medicina. «... Dicovi che voi stesso sète cagione del vostro male, voi stesso la fucina de' vostri strali, voi stesso tessete fallacie, inganni e vani pensieri d'ingannar voi stesso.

Prima feci ogni sforzo a me stesso per distormi da tal pensiero, ma tutto fu vano; ché il male era tanto impresso nel vivo che ogni rimedio faceva contrario effetto, piú accresceva la doglia e piú inacerbiva le piaghe. Onde per non morirmi di passione, poiché l'esser sbarbato mi porgeva la comoditá, mi vestii da femina e m'introdussi a servir questa casa....

Lo stomaco di Lampridio è come la pignata che bolle: Olimpia standogli intorno gli stuzzica il fuoco; poco potrá tardare che non bolla e non mandi la schiuma fuori. Iddio voglia che perseveri d'andar bene e la cosa resti qui. Io, poiché l'arte del ruffiano m'è riuscita, non dubito morirmi piú di fame.

Quando mi disse chi era l'uomo che ha da sposarla, io temetti volesse morirmi tra le braccia, tanto le fa orrore quel tetro uomo del Buglione. A questo nome parve che al giovane si scomponessero le fattezze in un tratto, pure continuava a guardar la madre con occhi spaventati e mille parole gli vennero in furia sul labbro, ma il labbro gli balbutì e gli fu impossibile di parlare.

E pur ciò sarebbe nulla, se amor non avesse voluto mostrar in me l'ultimo essempio della sua possanza, accendendomi d'alti e generosi pensieri in cosí misero e abietto stato, e alfin costretta a morirmi di fame in prigione. FILACE. Melitea, Mangone ti licenza che ti pigli un poco di spasso con veder cantare e ballar questo schiavo. MELITEA. Altro che balli e canzoni mi stanno nel capo!

Scommodando gli amori di Giacomino, accommodarò il mio stomaco. Devo io osservar fede a chi mi manca di fede? Io intanto apparecchiarò le scuse e le gambe per sfrattar la campagna, e al peggio le spalle alle bastonate. Vuo' piú tosto morir satollo e da forfante che morirmi di fame e da uomo da bene.

Per non morirmi di passione avea pensato tôrmi la sorella per isposa, la qual sempre che avesse veduta avrei veduto in lei l'imagine sua e gustato l'odor del sangue e del suo spirito. Or ei, cagion di tanto male, mi vuol tôr la seconda: io che ho oprato bene ricevo male, ed egli che ha oprato male sará guiderdonato.

CINTIA. E chi fu mai condannato senza ascoltar le sue ragioni? Amava e ardeva senza speranza, occecato di amore non sapeva quello che mi facesse. ERASTO. Amor non fu mai cagion di atto discortese e infame. CINTIA. Il mio non fu effetto di malvagio pensiero siccome appare alla prima vista, ma per alleggiar la mia passione e non morirmi, sapendo quanto è naturale cosa difendersi dalla morte.