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Bisogna ch'io mi sbrighi per tornar dalla padrona, la quale è tanto confusa, che non sa più quel che si faccia. Ma insomma, che cosa significa tutto questo? Oh! signora Emilia, io non so altro se non che il signor Montoni è tornato a casa agitatissimo, e ci ha fatti alzar tutti, dichiarandoci che bisognava partir sull'istante. Il conte Morano viene egli con noi? e dove andiamo? Lo ignoro.

Si tranquillò però alquanto sentendo che Montoni sarebbe venuto con loro. Egli si mise da una parte e Morano dall'altra.

Il vecchio Carlo, frattanto, aveva sorpreso due servitori di Morano, i quali avendo avuto ordine di aspettare colla carrozza fuori del castello, comunicavansi la loro maraviglia sulla partenza improvvisa e segreta del padrone. Il cameriere non aveva lor confidato, del progetto di Morano, se non ciò ch'essi dovevano eseguire; ma i sospetti eran destati, e Carlo ne trasse il miglior partito.

Il raggio di speranza che le prime parole del conte avevano reso ad Emilia, fu quasi spento da queste ultime espressioni. La di lei fisonomia ne fu conturbata, e Morano procurò di trarne vantaggio. Ei disse: «Io perdo il tempo, non venni per declamare contro Montoni, venni per sollecitare, per supplicare Emilia; venni per dirle tutto ciò che soffro, per iscongiurarla di salvarci amendue: me dalla disperazione e lei dalla rovina. Emilia, i progetti di Montoni son tali, che voi non potete concepirli; sono terribili, ve lo giuro. Fuggite, fuggite da quest'orrida prigione coll'uomo che vi adora. Un servo, guadagnato a forza d'oro, mi aprir

Un colpo battuto alla porta di Emilia la scosse dalla specie di sonno al quale erasi data in preda. Sussultò: le vennero tosto in mente Montoni e Morano. Ascoltò qualche momento, e riconoscendo la voce di Annetta rischiò ad aprire. «Che ti conduce qui così di buon'orale chiese tutta tremante.

Emilia passò qualche tempo nella capanna prima di ricordarsi che, nella precipitosa partenza, aveva lasciato ad Udolfo le carte della zia relative ai beni della Linguadoca. Ciò le fece pena, ma poi sperò che il nascondiglio sarebbe sfuggito alle ricerche di Montoni. Torniamo un momento a Venezia, dove il conte Morano geme sotto il peso di nuove sciagure.

In quella Lodovico entrò nella stanza, riferendo che trasportavano Morano su d'una materassa ad una capanna poco distante. Montoni parve placarsi, e disse ad Emilia che poteva tornare alla sua camera. Ella andossene volentieri; ma l'idea di passar la notte in una stanza che poteva esser aperta a tutti, le fece allora più spavento che mai.

Sarebbe azione degna dell'amico d'un infamedisse Morano, e la violenza dello sdegno lo fe' sollevare dalle braccia de' servi; ma la di lui energia fu momentanea, e ricadde spossato. La gente di Montoni tratteneva Verrezzi, il quale pareva disposto a compiere la sua minaccia. Cavignì, meno irritato di lui cercava di farlo uscire, Emilia, trattenuta fin allora dalla compassione, stava per ritirarsi, quando la voce di Morano l'arrestò. Le fe' cenno di avvicinarsi. Ella si avanzò timidamente, ma il languore che sfigurava la faccia del ferito, eccitò la di lei piet

Appariva eziandio che un progetto più vantaggioso aveva solo potuto decidere l'egoista Montoni ad abbandonare quel piano, che aveva vivamente sollecitato. Queste riflessioni la fecero fremere delle parole di Morano, ch'ella non esitava a credere.

Credo di non odiar nessunorispose Emilia sforzandosi al sorriso; «ma non sono innamorata certo del conte Morano; e sarei egualmente dispiacentissima della morte violenta di chicchessiaAnnetta tornò a parlare de' dissensi fra i coniugi Montoni. «Non è cosa nuovadiss'ella, «giacchè abbiamo inteso e veduto tutto fino da Venezia, sebbene non ve ne abbia mai parlato.