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Il capitano s’impazientava, montava in collera, lo accusava d’essere un visionario, lo sgridava e lo consigliava a desistere dalle sue inquietudini, e l’obbligava a sedere in quiete, colle carte in mano. Ma la partita era turbata dalle insistenti aspirazioni nasali del maestro, che continuava a dimenarsi sulla seggiola, e a mostrarsi pauroso del fuoco.
Faceva lunghissime tappe a piedi, in cerca di un problematico tordo o di una volpe incognita e dopo molte ore di cammino ritornava a casa senza l'ombra della stanchezza; montava a cavallo per andar da un paese all'altro e mentre il cavallo si trascinava a stento, egli era fresco come una rosa, capacissimo di mettersi a ballare per una notte intiera.
Tempo era del principio del mattino E 'l sol montava su con quelle stelle Ch'eran co lui, quando l'amor divino Mosse di prima quelle cose belle.
Usciva la mattina a cavallo col padre; questi montava una saura alla quale aveva dato il nome di Virgo, e il fanciullo un morello bruciato, piccolo e robusto, che chiamava Spillo.
Ma la vista del vasetto lo consolava anticipatamente di tutte le sgridate, e anche dei possibili furori del Piemontese, che di ordinario era freddo, serio, ma, se montava in bestia, diventava proprio intrattabile.
Tenetevi riuniti e spronate a sangue. Se teniamo duro i leoni ci lasceranno. Attenti agli ultimi: sferzate! sferzate! Un grido terribile, straziante seguì la sua ultima parola. Un altro cavallo cadde trascinando nella sua caduta colui che lo montava.
Il mio amico lo montava tutti i dopo pranzo sul bastione, e bisognava vedere che brio. Adesso, povero diavolo, deve come aver sofferto delle disgrazie nel cacao, e gli tocca di vendere il cavallo per pagare i debiti. Ma è impossibile! Si può sapere il perchè?
Temp’ era dal principio del mattino, e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle ch’eran con lui quando l’amor divino mosse di prima quelle cose belle; sì ch’a bene sperar m’era cagione di quella fiera a la gaetta pelle l’ora del tempo e la dolce stagione; ma non sì che paura non mi desse la vista che m’apparve d’un leone.
Quando quando... quando vi giunse, piegò il suo pennacchio vermiglio e questo fece il giro della terra e lo seguivo in sogno mentre velava e svelava quelle tonde natiche veloci tatuate di continenti e mari. Mi sveglio di soprassalto. Chi mi graffia il viso? Chi, chi? Ghiandusso che montava la guardia in torno alla mia blindata si avvicina: Signor tenente, nessuno, nessuno.
Venivano in seguito di mano in mano altre carrozze di senatori, e mentre lentamente io montava le scale, udii urli e fischiate non prive di minacce, colle quali gli altri senatori erano ricevuti ed accompagnati.
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