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Qui avrebbe dovuto finir tutto e lasciarsi in pace gli sposi; ma nossignore! Una seconda serata bandisce il Principe G. L. Moncada di Paternò. E vada anche questa! Tanto il Principe era Capitan Giustiziere, e non poteva sottrarsi ai doveri della carica; altronde non per nulla si è altolocati; e non per nulla si hanno palazzi e quattrini. E comincia una gara tra’ signori per solennizzare il fausto evento di giovani che nessuno di essi conosce e che ne hanno avuto gi

Nei momenti più tristi del Marchese Fogliani, quando una turba incosciente urlava: Viva il Re! Fuori il Vicerè! pochi serbarono al Principe contro cui s’imprecava i riguardi prodigati al Principe fino allora regnante. Tra questi e sopra questi pochi fu una donna, la Contessa di Caltanissetta, vedova Ruffo Moncada. Costei, degna di sue copiose ricchezze, affrettavasi a far sapere all’afflitto Marchese che teneva a disposizione di lui i suoi beni, e pronte a qualunque di lui bisogno le migliaia di scudi della sua cassa³⁷⁸: offerta di anima nobilissima, la quale aveva anche il coraggio di affrontare non pur la impopolarit

²⁰⁸ Provviste del Senato, a. 1793-94, p. 525. D. Gian Luigi Moncada, Principe di Paternò, Duca di S. Giovanni, Conte di Caltanissetta, di Adernò, di Cammarata ecc. ecc., partiva da Palermo per Napoli sopra un veliero greco, la notte del 30 Luglio 1797.

Civili e popolani, palermitani e regnicoli, attraversando i frondosi oleandri che tutta la chiudono in giro, entrano a frotte spargendosi alcuni a sentire la musica, liberalmente legata dal Principe Moncada, altri a numerare i cinquanta busti donati dal Presidente Paternò, o a contemplare la fontana del centro con l’orologio a sole e le vicine edicole di mons.