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ALBUMAZAR. Con la misura tua misuri tutti gli altri: «la cosa andará da zingano a giudeo». GRAMIGNA. Fai ora come or ti avessi a conoscere. Orsú, andiamo. Io pensava che fosse trasformato tra la carne e la pelle; ma or come sono trasformato di volto cosí ancora mi sento trasformato di cervello.

È chiaro. Lo capite anche voi. Diavolo! Picchiano: fatemi il favore d'aprire. Entrò il calzolaio: un gobbetto coi capelli grigi e il naso a becco. Scusate, dissi al barbiere, non posso rimandarlo indietro; bisogna ch'io mi misuri un paio di stivaletti; mi spiccio in un momento. Faccia pure. Gli stivaletti andavano. Quanto volete? domandai. Diciotto lire. ....Son carini. Non è vero?

Ora, perché ambidue sono incerti, posso accertarmi delle ore, che siano eguali, del moto, che sia sempre dello stesso tenore; dove sará quella terza cosa, che misuri il tempo e il moto, ed abbia in tale certezza di misura, che non possiamo di lei dubitare? Mi dicono alcuni questa misura comune essere il moto de' cieli, anzi non essere il tempo stesso che il moto pure de' cieli.

Tu ti diverti a torturarmi, e i brividi misuri e godi della mia paura. Ti nascondi, talvolta: e allor m’avvedo, ecco, ch’è maggio, e che nel ciel le stelle son come i fiori sulla terra; e delle stelle e dei fiori uguale, ecco, mi credo.

E mi rimasi sbigottito ed immobile come chi, essendo assai poco soddisfatto dei fatti suoi, ne incolpi medesimo, e mentre voglia disfogare il dispetto in rimbrotti, misuri le sue forze, e le riconosca troppo fiacche per potersi lusingare di porre almeno riparo alla prima debolezza.

Chi vuol saperne di più, intorno a questi due personaggi, faccia capo ai Filelfo e si misuri col suo latino indiavolato. Legger

NEPITA. Voglio che ti scalzi i guanti, vadi a lavar le scudelle, a nettar le pignate, a vôtar i destri e a far gli altri servigi di casa, intendi? ESSANDRO. Cleria padrona mi ha invitata per i suoi servigi. NEPITA. Son scuse tue. T'arai data la posta con qualche famigliaccio da stalla e or lo vai a trovar cosí mattino. ESSANDRO. Misuri gli altri con la tua misura.

La signora ruppe la parola in bocca al pover'uomo con un sorriso; perchè a udir rammentato quel suo desiderio d'una casetta in riva al mare, fece come l'uccello che migra, se giunto a scoprire la terra del suo riposo, misuri le forze, e non le trovi da poterla arrivare. Ma non aggiunse parola a quel mesto sorriso, da mostrare la speranza così languita: bensì voltasi a Tecla: «O Tecla, diceva dunque tu sei tornata...? Noi ripiglieremo le nostre usanze, le nostre letture, le nostre penne... nevvero? Perdonami sai, se t'ho fatta andare a Santa G...; hai fatto bene a tornare, Marta ci dar

La sua voce era sommessa e dolce, ma ferma e risoluta. Egli obbedì, tacitamente. Tu misuri ora soltanto riprese ella il bene che mi vuoi, io misuro ora soltanto la colpa che ho commessa. Quando mi vincesti, quando mi diedi a te, la prima volta, non provai nulla del rimorso che avrebbe dovuto invadermi. Ti rammenti che te lo dissi, ti rammenti, di'? .

Ma io domando: se ciò fosse, questa tal cosa, che fosse misura della valuta dell'oro e dell'argento, da che averebbe ella il valore? E questo suo valore sarebbe egli certo, fisso e stabile, o incerto e mutabile? Se incerto e mutabile, dunque v'averá bisogno d'una quarta cosa certa e stabile, che misuri il valore di tutte le tre, e cosí in infinito.