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Gli ultimi portavano un cataletto, mentre a coro in lugubre melodia, cantavano il Miserere: cantavano le esequie, portavano la bara per uno che era sano tuttavia.

Miserere di me, che mai vegg'io! disse Terigi e si poté sentire; perch'ell'era una lettera, una manna, di pugno proprio della sua tiranna. Non si ricorda piú d'esser in chiesa, del predicador, dell'udienza. Si leva e corre con la faccia accesa, come se lo cacciasse la scorrenza.

Quando vidi costui nel gran diserto, «Miserere di me», gridai a lui, «qual che tu sii, od ombra od omo certo!». Rispuosemi: «Non omo, omo gi

L'Harmoniflûtista è tenero, linfatico, ha gli occhi azzurri, non mangia che carni bianche o farinacei. Si chiama Oscarre se è uomo, ed Adelaide se appartiene all'altro sesso. In casa, al Dessert, va in cerca del suo istrumento, e quando gli stomachi sono pieni, cioè quando gli spiriti sono disposti all'allegria, egli vi regala: «Fra poco a me ricovero» oppure il Miserere del Trovatore.

Quando vidi costui nel gran diserto, <<Miserere di me>>, gridai a lui, <<qual che tu sii, od ombra od omo certo!>>. Rispuosemi: <<Non omo, omo gia` fui, e li parenti miei furon lombardi, mantoani per patria ambedui. Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto nel tempo de li dei falsi e bugiardi.

E pri sta lingua sugnu tantu vanu, Chi mortu, e prima d’essiri urricatu Lu miserere lu vogghiu cantatu 'n sicilianu. Sarr

Quando vidi costui nel gran diserto, «Miserere di me», gridai a lui, «qual che tu sii, od ombra od omo certo!». Rispuosemi: «Non omo, omo gi

che' sempre l'omo in cui pensier rampolla sovra pensier, da se' dilunga il segno, perche' la foga l'un de l'altro insolla>>. Che potea io ridir, se non <<Io vegno>>? Dissilo, alquanto del color consperso che fa l'uom di perdon talvolta degno. E 'ntanto per la costa di traverso venivan genti innanzi a noi un poco, cantando 'Miserere' a verso a verso.

Terminato il Miserere la donna gli versò mezzo bicchiere d’acquavite e glie lo porse:

ché sempre l’omo in cui pensier rampolla sovra pensier, da dilunga il segno, perché la foga l’un de l’altro insolla». Che potea io ridir, se non «Io vegno»? Dissilo, alquanto del color consperso che fa l’uom di perdon talvolta degno. E ’ntanto per la costa di traverso venivan genti innanzi a noi un poco, cantando ‘Miserere’ a verso a verso.