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E saper si dee che per questi ordini non ne tornera intervenirá danno ad alcuno che ne voglia vendere o contrattare, e in particolare alli mercatanti che li vendono dalle minère, ed in generale a tutti quelli che ne faranno mercanzia o contratti.

Oltre di ciò, dico ch'essi oro ed argento alle volte sono stati compartiti, nel far danari, quasi sotto li pesi e nelli valori da me descritti, cioè una parte d'oro a peso per dodici d'argento, e nelli valori di lire 72 e di lire 6 per oncia, se bene non cosí giustamente corrispondenti, e particolarmente nelle zeche delle province abondanti di essi preciosi metalli di minère.

Potrebbe ben poi essere che alcuni prencipi e signori darebbono del suo proprio la detta annua provigione, overo che pagherebbono le dette fatture o in tutto o in parte, non solo quando facessero lavorare per loro conto, ma anco le pagherebbono cosí per molti altri, da' quali fossero portati e posti gli argenti ed ori di minère, o grezi, o simili, nelle loro zeche per farli coniare, e forse anco userebbono a questi tali qualche altra cortesia; e ciò farebbono essi prencipi per far conoscere la loro grande liberalitá e magnificenza, ed anco per ampliare maggiormente le sue degne memorie ed onorate imprese.

Dico adunque che quasi tutto l'oro e l'argento, o almeno la maggior parte di essi, cosí li grezi delle minère come quelli che sono ridotti in monete ed in ogni altra sorte di opere, sono accompagnati con rame o stagno o piombo o altro metallo.

Egli è ben vero che, per la varietá e quantitá delle misture che con essi sono state accompagnate, e come anco molte volte sono cavati cosí dalle minère, in apparenza vari e diversi si sono dimostrati e si dimostrano. Ma in effetto, parlando d'oro e d'argento, è di bisogno intendere di quelli che siano puri e non con altra cosa misti.

Non si lavorerá per l'avenire nelle zeche d'altri ori ed argenti che di minère e grezi, o di opere antiche o rotte o simili, e non si rifaranno mai piú i danari. Ed a me pare che il dover voglia ch'ormai si ponga fine a cosí longo abuso del guastare e fondere le innumerabili quantitadi di diverse sorti di monete d'argento e d'oro per rifarne altre.

Ma il guastare ed il rifar di continovo le monete è causa che delle prime nissune o poche si veggano, e si può ben dire che siano gli ori ed argenti medesimi riconiati, oltre quelli delle minère; il che non accaderebbe, facendosi come nel Discorso vien proposto.

Oltreché gli ori ed argenti, di minère o grezi, si contratteranno con i danari in altro modo di quello che si fa e si usa di presente.

E ciò credo essere stato usato ed usarsi cosí per l'oro e l'argento cavato dalle minère, come per il comprato diversamente dalli zechieri e banchieri ed altri. Ma per l'avenire si fará altrimenti, perché si daranno le monete d'argento in contracambio dell'argento non coniato a peso per peso, in quanto al fino.