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E la testolina oscillante della marchesa si chinò verso il suolo da una parte e dall'altra della poltrona, poi s'agitò vivamente irrequieta. Oh mio Dio!... Dove l'è?... Mimì, Mimì. Non c'è più... Cercatela. La cagnuola dormiva raggomitolata sopra uno sgabello vicino. La è qui: disse Carlotta additandola alla marchesa.

Il notaro Ballarino faceva l'eterna partita a belladonna con l'avvocato Ambrò, bestemmiando di tratto in tratto, e appiottando pugni al tavolino. Don Illuminato lo speziale predicava contro i rappresentanti del comune (perchè ci avrebbe voluto esser lui rappresentante del comune, dicevano le male lingue) fra un cerchio d'intimi che approvavano ciondolando il capo: egli guardava a volte don Girolamo il cameriere, un galantuomo anche lui, che andava e veniva, con le mani dietro la schiena, e si fermava a dir la sua. Don Mimì, il vice-pretore alto una spanna, sempre col giornale in mano, che lo copriva tutto, e don Sariddo il dottore, don Biagio, sempre infreddato e don Paolino secco come una lanterna, col nasone come una vela, se ne stavano seduti sul divano: essi, sputecchiando in continuazione, aggiustavano l'Europa. La solita brigata di giovinotti parodia della moda della citt

Mimì, appena svegliata e sulle ginocchia della padrona, avvertì la presenza di un estraneo; onde senza acquattarvisi tosto come soleva, ma stando invece sulle sue piote podagrose, cominciò a ringhiare fra i pochi denti che le rimanevano, poi volti in giro gli occhi cisposi e visto lo sconosciuto, si mise ad abbaiare con tutta la forza di cui essa era tuttavia capace.

Sarei troppo lungo se volessi enumerare tutte le adulazioni e le bassezze di che mi resi colpevole parlando di cantanti, di comici, di ballerini, di mimi e di istrioni di ogni genere.

Il galantuomo, senza capire un acca di quel che sentiva, calava la testa che aveva troppo pesante, dicevano almeno le male lingue, e l'altro incoraggito, passava sin anche agli annunzi di quarta pagina, permettendosi de' commenti dotti su' cert'acque, su certi rimedi, che spianavano a un beato sorriso il volto appassito e grave dell'ascoltatore. Però questa volta don Mimì fece il duro.

Bene, bene: disse la vecchia volgendo il suo capo tremolante ad Antonio, Eh, eh!... Sai tu Lisa che un'altra me l'ha giù raccomandato?... Non indovineresti mai più chi.... Mimì, la brava Mimì.... L'hai gi

, sei stata più ferma di Mimì, la quale per altro è più ubbidiente di te, e non dice bugie. Scrivi da brava. E a chi regali il mio ritratto? al babbo? No, al tuo amico Giorgio. Al mio amico Giorgio? Ma non avevi detto di regalarlo al babbo? Scrivi, presto! Ne darai un altro al babbo? , gliene darò un altro. Quale? Oh Dio! Un altro, come questo! Non farmi arrabbiare, andiamo.

Aperto il suo testamento si trovava ch'ella aveva lasciato erede la Congregazione di Santa Filomena coll'obbligo d'una rendita annuale al parroco per tante messe e per largizioni ai poveri; e che a Grisostomo aveva assegnato un legato vistosissimo col patto di mantenere ed aver cura della cagnolina Mimì, ed al dottor Lombrichi un lascito considerevole.

Fortuna volle che Mimì, abbonita dalla pastina di Carlotta, sentisse non so quale simpatia o curiosit

E non gli traeva tanto il diletto e il disiderio di udire, quanto di vedere i giuochi che dalla recitazione del commedo procedevano; i quali erano in questa forma: che una spezie di buffoni, chiamati «mimi», l'uficio de' quali è sapere contraffare gli atti degli uomini, uscivano di quella scena, informati dal commedo in quegli abiti ch'erano convenienti a quelle persone, gli atti delle quali dovevano contraffare, e questi cotali atti, onesti o disonesti che fossero, secondo che il commedo diceva, facevano.