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Ed ora: tre volte gloria! Ecco l'esercito leggendario, i trentamila vincitori del '60, un torrente color di fuoco, i «mille» immortali, soldati di tutti i popoli, centinaia di giovinetti e d'uomini canuti, stormi di calabresi e di «picciotti», una pleiade di generali registrati dalla storia, il Sirtori, il Cosenz, il Turr, il Lamasa, l'antico campione del Vascello; e in capo alle file dei più bravi, i morti venerabili e i feriti memorandi: il Tukery, fulminato all'assalto di Palermo, Benedetto Cairoli che gitta sangue dalla fronte, Nino Bixio che si strappa dal petto con le proprie mani la palla borbonica, Deodato Schiaffino, bello come una figura del Da Vinci, caduto sotto un'intera scarica di plotone a Calatafimi, Achille Majocchi che agita tra il fumo il braccio troncato, l'Elia che ricevette nella bocca il piombo diretto al cuore di Garibaldi, e Filippo Migliavacca, l'eroe di Varese, morto come un romano antico a Milazzo, e Pilade Bronzetti, il cui sacrificio sublime al Volturno salvò l'esercito da un colpo mortale.

A poco a poco comparivano all'appuntamento dello Stretto le altre divisioni Bixio e Türr venute dall'interno, e si formava una quarta divisione, Cosenz. Tra i valorosi caduti a Melazzo, noi perdemmo i valorosissimi Poggi, genovese, ed il milanese Migliavacca. Prima della guerra, cioè prima dell'ottobre 1870. Bronzetti, trentino Monti, romano.

Sulla piazzetta di S. Paolo, le botteghe del parrucchiere Migliavacca e del calzolajo Brivio rivaleggiavano di lusso e di celebrit