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Perchè noi siamo a tale, che non possiamo oggimai evitare il martirio dei buoni se non coll'azione e colla vittoria. Un Paese sul quale pesa l'oltraggio e il patir d'ogni genere, non può dare per cinquanta anni al patibolo, o alla lenta morte delle carceri e dell'esilio, il fiore dei suoi patrioti, e a un tratto adagiarsi nella propria tomba ad aspettare muto ed inerte che gli squilli la tromba di risurrezione dall'Oriente o dall'Occidente. Un Popolo non può ricordarsi che pochi anni prima liberava con cinque giorni di lotta il proprio terreno, e non cadeva se non per errori evitabili, e rassegnarsi immoto al marchio della schiavitù, sol perchè a una genìa diplomatico-letterata, sfibrata e codarda, piace di dirgli: tu aspetterai salute da una serie di memorandi o dall'ambizione d'un despota. Un partito, al quale la parola di tanti, che non hanno se non parole, tesse ogni giorno la storia de' suoi dolori e delle sue vergogne, non può impedire che i più bollenti fra i suoi non prorompano nel grido di Foscolo: chè non si tenta? Morremo, ma frutter

Un poema, che raccontava i fatti piú memorandi della storia patria e che a quando a quando era caldo della piú poetica delle passioni, il patriottismo, non è maraviglia che venisse accolto da' contemporanei con quell'entusiasmo, che è eccitato sempre dall'interesse e dall'onore nazionale in un popolo che non sia corrotto od avvilito o dormente.

Ed ora: tre volte gloria! Ecco l'esercito leggendario, i trentamila vincitori del '60, un torrente color di fuoco, i «mille» immortali, soldati di tutti i popoli, centinaia di giovinetti e d'uomini canuti, stormi di calabresi e di «picciotti», una pleiade di generali registrati dalla storia, il Sirtori, il Cosenz, il Turr, il Lamasa, l'antico campione del Vascello; e in capo alle file dei più bravi, i morti venerabili e i feriti memorandi: il Tukery, fulminato all'assalto di Palermo, Benedetto Cairoli che gitta sangue dalla fronte, Nino Bixio che si strappa dal petto con le proprie mani la palla borbonica, Deodato Schiaffino, bello come una figura del Da Vinci, caduto sotto un'intera scarica di plotone a Calatafimi, Achille Majocchi che agita tra il fumo il braccio troncato, l'Elia che ricevette nella bocca il piombo diretto al cuore di Garibaldi, e Filippo Migliavacca, l'eroe di Varese, morto come un romano antico a Milazzo, e Pilade Bronzetti, il cui sacrificio sublime al Volturno salvò l'esercito da un colpo mortale.

Dico però: dovete accontentarvi se gli accidenti non vi paion grandi, perocché voi dovreste ricordarvi, non s'usavan piú i fatti memorandi, e che a principio proposi narrarvi cambiati in tutto i Rinaldi e gli Orlandi e i paladini e la plebe e i signori, per la virtú dell'ozio e de' scrittori.