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Tale è la credenza dei Maomettani. El-Mactud s'aggirò per qualche po' intorno alla zeribak spingendo lo sguardo al disopra delle stuoie che formavano il recinto, poi, date alcune istruzioni a Medinek, presentossi al capo della guardia bagg

Medinek appoggiò un orecchio alla parete per udire se giungeva fino a lui qualche parola, ma non udì che un mormorio indistinto. Saliamo, mormorò egli. Sta saldo, rispose il greco. S'arrampicò sulle spalle del guerriero, si aggrappò ai travicelli che formavano l'ossatura del tetto e con un salto giunse in cima. Stendere le mani al compagno e tirarlo su, fu l'affare di un istante.

Di' su, narra, che sono sui carboni ardenti. B'Allai! Sono tutto scombussolato! Medinek non si fece pregare. Egli gli raccontò per filo e per segno ogni cosa. La conversazione tenuta fra Abù-el-Nèmr ed il suo compagno, il luogo ove essi avevano nascosta la donna tanto cercata da Notis e infine la presa di quest'ultimo. Ma allora è perduto! esclamò lo scièk quando ebbe tutto udito.

Il greco non se lo fece dire due volte e slanciossi dietro al cavaliere seguito dal negro Medinek. Dopo dieci minuti di corsa, Abù-el-Nèmr e quelli che lo seguivano giungevano dinanzi a El-Obeid, sulla cui porta faceva orribile mostra la testa diseccata del barone di Cettendorfs. CAPITOLO VIII. Notis in trappola.

Me ne ricorderò, disse lo sceicco con ironia. Usciamo, Fathma. Attraversarono la zeribak ed uscirono. Medinek li attendeva con un vigoroso cammello sostenente sulle gobbe una specie di baldacchino circolare chiuso da tende bianche. El-Mactud aiutò Fathma a salire, poi si volse verso Medinek e gli disse rapidamente: Corri subito dal Mahdi.

Notis fece un salto innanzi e diresse la canna del moschetto verso il cavaliere che gli passava dinanzi a duecento passi di distanza. No, disse di poi, quell'uomo può esserci utile. El-Mactud, conduci Abd-el-Kerim nella capanna che tu bene conosci; io seguo lo scièk con Medinek. Sta bene, forse hai ragione di seguirlo. Parti se non vuoi perderlo di vista.

A pochi passi da lui vi era la capanna del Mahdi, sulla cui porta chiacchieravano i tre vizir dell'esercito, Ibrahim, Juban e Ahmed, il primo comandante delle truppe regolari, il secondo le irregolari ed il terzo l'artiglieria. Presso di loro era seduto Medinek, il quale, appena scorto le sceicco, affrettossi a corrergli incontro dicendogli: Ahmed aspetta Fathma.

Fu con grande fatica che rattenne il grido di sorpresa e di gioa che stava per isfuggirgli dalle labbra. Nella zeribak dei prigionieri! esclamò, tremando per l'emozione. Fathma fra i prigionieri!... Per Dio!... Che hai? chiese Medinek. Scappiamo! Siamo stati scoperti? No, ho saputo ove si trova la donna che cerco. Ah!... E dov'è? Nella zeribak dei prigionieri. I furbi! Andiamocene Medinek.

Abù-el-Nèmr spostò un lembo di siepe che racchiudeva l'orticello, condusse il cavallo sotto una piccola tettoia poi battè tre volte le mani. La porta della capanna si aprì lasciando vedere un gran fascio di luce, poi si rinchiuse dietro lo scièk. Medinek, disse Notis, volgendosi al compagno. Chi abita in quel tugurio? Non lo so, rispose il guerriero. Una volta quella capanna era deserta.

Mentre il greco, messo colle spalle al muro e torturato, confessava tutto ciò che i suoi nemici volevano sapere, Medinek, sfuggito miracolosamente alla pistolettata dello scièk Abù-el-Nèmr, trottava come un cavallo per le oscure e fangose vie della citt