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«Son esse, che corrono! Odo il loro rumore di vivente ferraglia arrugginita... Son esse: le Campane a stormo del Rimorso, povere martiri squartate, che rimasero lungamente inchiodate sulle croci dei campanili, e che una sera dall'alto ruzzolarono giù, coi cauti parafulmini e le piagnucolose banderuole dei tetti. Ah! Ah! sul mio passaggio, udii appena il frastuono delle campane, risonanti di spavento, lanciate a volo come casseruole d'oro dalle finestre d'una cucina imperiale incendiata!... Le r

Luogo e` la` giu` non tristo di martiri, ma di tenebre solo, ove i lamenti non suonan come guai, ma son sospiri. Quivi sto io coi pargoli innocenti dai denti morsi de la morte avante che fosser da l'umana colpa essenti; quivi sto io con quei che le tre sante virtu` non si vestiro, e sanza vizio conobber l'altre e seguir tutte quante.

Quando mi vide, tutto si distorse, soffiando ne la barba con sospiri; e ’l frate Catalan, ch’a ciò s’accorse, mi disse: «Quel confitto che tu miri, consigliò i Farisei che convenia porre un uom per lo popolo a’ martìri. Attraversato è, nudo, ne la via, come tu vedi, ed è mestier ch’el senta qualunque passa, come pesa, pria.

Quando rispuosi, cominciai: <<Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio meno` costoro al doloroso passo!>>. Poi mi rivolsi a loro e parla' io, e cominciai: <<Francesca, i tuoi martiri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri, a che e come concedette Amore che conosceste i dubbiosi disiri?>>.

Con queste parole Giuliano accenna al culto che i Cristiani professavano pei loro martiri, a cui innalzavano santuari sulle rovine dei templi abbandonati o distrutti.

Io lascio ai meglio informati di me l'incarico di rammentare per la Storia i nomi dei forti che vi presero parte, confessando di ricordare solo il nome di Riso, uno dei martiri dell'impresa portentosa.

Il sangue di tutti i martiri, popoli o individui, che intervennero santamente e santamente morirono a pro del Giusto e del Vero al di l

A canto a una schiera di volontari, di martiri, d'eroi da onorare il genere umano una turba di codardi, di prezzolati, di prostituti, sempre pronti ad inginocchiarsi davanti a tutte le tirannidi!

PILASTRINO. E benché, qualche volta, di goderla abbia qualche contento, provo spesso l'amare pene, gli affanni, i martíri, i travagli e l'angosce, che, non solo non prova innamorato, ma pur donna, s'è sopra a parto, non gli sente tali, quando ne sto, da poi ch'è giorno, un'ora senza entrare in cantina. ARTEMONA. Io te lo credo.

O dolce stella, quali e quante gemme mi dimostraro che nostra giustizia effetto sia del ciel che tu ingemme! Per ch’io prego la mente in che s’inizia tuo moto e tua virtute, che rimiri ond’ esce il fummo che ’l tuo raggio vizia; ch’un’altra fïata omai s’adiri del comperare e vender dentro al templo che si murò di segni e di martìri.