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Mi pare che siate sempre qui. Non importa, non importa, disse Markowski, agitando le lunghe mani, mi pagherete un altro giorno. E, ricordando ciò che aveva udito da George riguardo alle loro condizioni finanziarie, soggiunse: Potrete pagarmi quando la bambina vi suoner

Quella è un vero Wunderkind, disse Fräulein. Un vero prodigio!... Così l'aveva chiamata anche Markowski appena l'aveva veduta scossa da pianto convulso quando egli suonava. Aveva detto: Questa è un Wunderkind. Le insegnerò il violino. Difatti l'indomani era venuto, portando un piccolo violino di mezza misura che pareva il morto Guarnerius, risuscitato e malconcio.

Poi aveva dato ad Anne-Marie la sua prima lezione. La lezione fu lunga, e Anne-Marie ne emerse con le guancie infocate e gli occhi sdegnosi. Una profonda ira le bruciava il cuore. Perchè nel violino di Markowski c'era una cosa che cantava un uccelletto o una fata o una sirena e nel suo brutto piccolo violino non c'era?

Così diceva Markowski sempre più agitato e veemente; e dava delle lezioni sempre più lunghe, e veniva tutti i giorni, invece di due volte alla settimana come era stato convenuto. Io non so più cosa vi devo, gli disse Nancy. C'è molta confusione nei nostri conti. La lezione di oggi era di due ore: dunque equivale a una settimana. E ieri anche... E avant'ieri? Non so più.

Markowski aveva un fazzoletto sudicio, ma il violino ne aveva uno pulito, morbido, di seta bianca. Markowski pose un cuscinetto di velluto nero sul collo spelato della sua giacca; vi poggiò sopra il violino, alzò l'arco e chiuse gli occhi: allora Markowski divenne un dio! Conoscete l'angoscia affrettata della «Sonata in fa» di Grieg?

Perchè è la Gran Bretagna? chiedeva Anne-Marie distratta, guardando fuori dalla finestra. E Fräulein, molto depressa, diceva a Nancy: No, no. La tua figlia non è niente affatto un genio. Un giorno George e Peg vennero a trovar Nancy nella pensione di Lexington Avenue. Condussero con loro anche il signor Markowski, timido e unto, col suo violino.

Nel salone, dopo il thè, Nancy pregò il violinista di suonare. Questi si alzò subito; andò ad aprire la cassetta del suo violino e tolse teneramente dal giaciglio di felpa grigio-perla il suo istrumento. Markowski era polacco, e giovane, e lacero, ma il suo violino era italiano, e vecchio, e prezioso.

E vedendo Markowski torcersi in silenziosa ilarit

Sta buona, sta buona, diceva Markowski, scotendo le ciocche di capelli neri che gli spiovevano sugli occhi veementi, aspetta! Uno di questi giorni anche nel tuo violino ci saranno gli uccelletti e le fate... E canteranno per te. Adesso studia la scala di sol.