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Certo i luoghi esercitano virtù grande su le menti, l'uomo può mostrarsi vile a Maratona, o a Roma; e credo anch'io che dalla terra, e dall'aria romane venisse un senso, che valse a mutare pochi giovani imperiti di milizia in eroi prestanti a resistere alla forza materiale di eserciti meglio agguerriti del mondo; i quali tanto più fieno argomento di eterna maraviglia quando tu pensi, che speranza di vincere ormai più non avevano; di aiuti dagli amici di Francia erano sfidati; come se non bastasse la Francia stavano pronte a sovvenirla le monarchie di Austria, di Napoli, e di Spagna; e tuttavia essi si mantennero uniti allo scopo di chiarire i posteri come i presenti che dove la Libert

Poi altri Romani io vidi occupati a disseppellire le ossa dei nostri martiri, e sulle rovine del mausoleo maledetto innalzare un tumulo somigliante a quelli che adornano le pianure di Morat e di Maratona, e lo vidi coprirsi d'una piramide di bronzo che mi sembrò della forma di quella di Cecilia Metella.

FR. Ma Plutarco, ma Porfirio, lo chiamano demonio: l'uno de' quali fa un libro di esso demone, e l'altro ne fa due. Ma per che cagione un altro demonio è detto aver la protezione di Platone, di Zenone, ovvero di Diogene, e un altro è osservato aver quella di Plotino? Certo per ingannare; imperocchè non è da credere a coloro, che hanno detto essere varie le nature de' demoni, tenendo che altri si dilettino di cose civili, altri di rusticane, e alcuni parimente essere terrestri, alcuni marini. Questi sono sogni di genti che impazzano, parenti di coloro che cicalano, che alcuni esercitano la medicina, altri hanno cura dell'arte del navigare, altri di quella dell'indovinare, e che ad altri piace conversare fra le leggi e ad altri fra le armi. Così sono iti favoleggiando che Esculapio e Podalirio mandano sogni salutiferi, così che i Dioscuri siano sopra le tempeste del mare: così avere atteso dopo la morte loro alle cose della guerra, Reso, Achille, e innanzi a' tempi di Troia Teseo; ma quelli di nascosto, e questo a campo aperto. Imperocchè si dice che l'imagine di Teseo combattè in Maratona per gli Ateniesi contro a Medi, il che fu scritto anco da Plutarco. Perciocchè pensavano che i demonj non fussero altro che le anime degli uomini spogliate de' corpi. E per questo dicevano che Esculapio medicava, Minos e Radamanto giudicavano, i Dioscuri scacciavano le tempeste, Anfiloco, Mopso, Orfeo, Trofonio indovinavano, e che Reso e Achille e Teseo trattavano le cose della guerra. Di tutte queste cose era inventore il demonio per farle credere, acciocchè gli uomini maggiormente fusseno presi, e ripieni di vana speranza facesseno sacrifizj a lui, quasi che all'anime degli eroi; dalla quale superstizione si vede che non aborrirno Aristotile, Platone, mentre determinavano le leggi pubbliche, disputando degli ordini e delle arti de' cittadini; e a' nostri tempi ancora si è tenuto per vero, che i demonj si siano portati nelle guastade, e negli anelli; e avere date risposte or dal ventre, or dalla coscia, quasi come spirito d'Apolline, acciò che noi conosciamo che il nimico dell'umana generazione in diversi tempi trovò diverse vie sotto spezie di familiarit

Come la Maratona per i Greci, la battaglia di Palermo, quasi dimenticata e avversata dall'eunuco sistema che regge in Italia, sar

La battaglia di Maratona fu una ben gloriosa vittoria di popoli contro la tirannide; ed i valorosi di Milziade ebbero una santa, terribile e liberatrice vittoria. I Greci come gli altri popoli che han la disgrazia di aver dei preti son questi gli anniversari che dovrebbero ricordare e santificare, non i Domenichi, gl'Ignazi, gli Arbues e compagnia brutta di sangue!

I campi celebri di Maratona co' loro tumulti notturni che la fervida poetica immaginazione de' pastori dell'Attica narrava anche in tempi remoti alla stupenda battaglia dell'indipendenza greca quei superbi campi e quei fatti gloriosi ebbero la fortuna d'esser cantati da due dei più potenti genii poetici che abbia prodotto il mondo: Byron e Foscolo.

E quando il cantore dei Sepolcri, negl'immortali suoi versi eternò Milziade ed i suoi valorosi di Maratona, egli non pensò certamente alle legioni vincitrici della falange macedonica. Eran trecento ! trecento i giovani romani che agli ordini di Muzio tramavan la liberazione di Roma. Trecento!

Giunge a Maratona; ma non s'arresta. No, grida ai caduti che lo invocano qui non rimango. Tutto, voi, tutto aveste! la gloria e la vittoria Pei lari! È troppo dolce, morti, dormir così!