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Ma tu mi vuoi tirar dietro questo tuo cibo, come i mastri di caccia tirano gli astori e li falconi; però a te non mancherá di mangiare: ti darò alcune nespole, che te le mangi per amor mio; e comincia ad assaggiarle, ché, per esserno un poco acerbe, non so come le manderai giú. TRASIMACO. Ah, furfante! genti a piè, genti a cavallo, soldati, centurioni, dove sète?

Or che son fuora non dubbito di nulla. Voglio andare a casa di Crisaulo e, come è giorno, intenderem la cosa. Ma son certo che ha bello e tratto: ché 'l governatore, pria mancherá la giustizia a se stessa, ch'egli li manchi. Ma che indugio qui? Non è tempo da starsi.

LIMOFORO. Io non son per mancargli di compassione se non mi si mancherá di dovere da vostra parte: ben sapete le sodisfazioni che si cercano in simili offese. GIACOCO. Bella faccia mia, te puoi nformare in chesta cittate ca dintro lo parentato mio no nc'è quarche chiavettiere o sosomellaro; se no te sdigni d'apparentare co mico, io te lo do pe schiavuottolo ncatenato.

FORCA. E tu, come hai mangiato e bevuto stai imbriaco, ti poni a dormire, e qui bisogna star in cervello; ché una parola che non dicessi a proposito, scompigliaresti in un punto quanto s'è consertato in un anno. PANFAGO. Insegni a chi sa: attendi a quello che tocca a te e lascia il pensiero a me di quello che mi tocca. FORCA. Non ti mancherá da mangiare.

Orsú, me n'andrò ratto a Salerno per trovar Lampridio e gli darò la lettera, che per mancia non mi mancherá un banchetto da imperadore. LAMPRIDIO innamorato, PROTODIDASCALO suo precettore. LAMPRIDIO. Ecco pur veggio quell'ora, che per troppo desiderarla mai non parea che venisse. Quanto pensi, o Protodidascalo precettore, mi sia dolce Napoli?

Ditemi, sète voi deliberato di averla? PIRINO. . FORCA. Per ogni via? PIRINO. . FORCA. E non lasciar l'impresa? PIRINO. Lascieranno piú tosto i cieli di muoversi, il sol di splendere, mancherá l'aria, si risolverá il mondo, che possa lasciar Melitea.

MANGONE. Se venisse quel di Calabria per la Gobba, digli che non ne chiedo meno di dugento ducati. FILACE. Voi dovreste pagar chi ve la togliesse di casa: ella è brutta di volto e bruttissima della persona, col mento fitto nel petto, con le reni inarcate, con le groppe uscite fuori, che par che d'ora in ora aspetti la soma. MANGONE. Non mi mancherá il mio prezzo: conosco l'umore.

PANURGO. M'hai servito da vero e meriti la mancia! TOFANO. Mi volete dar la mancia che m'avete promesso, se vi avessi...? PANURGO. Meritaresti un capestro che t'appiccasse, come non ti mancherá! TOFANO. Vi ringrazio della mancia e della buona volontá. PANURGO. La volontá è conforme al tuo merito. TOFANO. Vi lascio. PANURGO. Vattene col diavolo!

PANURGO. Faremo che Cleria non si contenti. ESSANDRO. Cleria è timida, rispettosa; non ardirá questo. PANURGO. Mancherá di trovar il pelo all'uovo? Ho detto il disegno cosí in grosso, poi tanto voltaremo di qua e di e l'anderemo polendo e accommodando, che stii a modo nostro.

CONSTANZA. Sia lode a Dio del tutto. PARDO. Troppo sarete lunghe, se volete qui raguagliarvi delle passate fortune. Entrate, moglie, a riposarvi; che non mancherá tempo a questo. Attilio, aiuta tua madre; io, tua sorella. ATTILIO. Cosí faremo.