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Ed egli frattanto a perdersi in mille zacchere, colla Giumella, coi cavalieri di Malta, coi libri, colle tragedie, colla gloria. Imbecille! E giungeva tardi, per conseguenza; perdeva il vantaggio di essersi fatto innanzi pel primo; quel destro mariuolo, che non pareva lui, gli aveva vogato sul remo.

Quanto al conte, don Francesco vi pensava con sdegno. Quegli non soltanto possedeva il suo segreto, ma aveva osato innalzare i pensieri sino a donna Livia, e per quanto questo amore fosse platonico, e la duchessa vi si mostrasse indifferente, pure tale idea bastava sola perchè il duca odiasse il cavaliere di Malta.

Il lettore ricorda che Tristano aveva invitato tutti i cavalieri di Malta ad una festa da ballo in casa sua, con quante dame avessero potuto raggranellare. E la festa s'era fatta; e le dame erano state parecchie; non certamente delle più nobili (che anzi!...), ma belle la più parte, giovani tutte, e punto schizzinose. Figuratevi; i cavalieri le invitavano a far due salti, senza bisogno di presentarsi; le impegnavano per , senza note sul taccuino; si andava, si veniva, si restava di qua o di l

Venezia! questo nome scosse il cavaliere di Malta; gli sembrava strano venisse a ferire il suo orecchio in quel luogo solitario, tanto lontano dalla citt

Si venne ad annunziare la cena, che, quantunque improvvisata, era certo migliore assai di quelle fatte tante volte dal cavaliere di Malta quando viaggiava per obbedir donna Livia, e compiere il voto del vecchio duca. Durante la cena egli e Dal Pozzo continuarono a parlare degli strani casi, dello strano passato, che facevano del duca e di Federico due cugini e due mortali nemici.

Malgrado le angosce che la torturavano, Gabriella guardò con emozione il cavaliere di Malta; provò come un rimescolamento nel sangue all'idea ch'egli forse le fosse prossimo congiunto; indi: Voi siete assai buono per me. Ma nulla gli disse di più, nulla gli chiese. Era di troppo quanto aveva detto, quanto involontariamente aveva poco prima chiesto.

Poi, siccome la gelosia era stata il solo suo movente, erasi detto che, ove anche perdesse una parte di quella conversazione, ne udirebbe sempre abbastanza per sapere quali rapporti regnassero tra la duchessa ed il cavaliere di Malta. Donna Maria non si era ingannata: benchè il duca avesse mostrato non crederle, le insinuazioni di lei gli avevano suscitato in cuore un inferno.

Un'ora dopo, il cavaliere di Malta era ancora seduto nello stesso luogo. La notte era venuta: nessun avventore aveva colla sua presenza rotta la monotonia che regnava in quella vasta cucina, resa ancora più triste dalla meschina lampada ad olio che sola la rischiarava. Finalmente il conte si alzò: il servo lo precedette con un lume: da un pezzo Antonio era gi

Diede il cavallo ad un palafreniere; indi si recò nel gabinetto ove suo padre serbava le carte d'importanza, e dove cavaliere di Malta aveva tolta la pergamena da uno scrigno. Rinchiuso in quella stanza, don Francesco cominciò un minuto esame di tutto quanto essa conteneva; rovistando in ogni mobile che avesse dei cassetti, in ogni suppellettile che potesse nascondere qualche cosa.

Accetto con piacere; così mi congederò da lei. Partite ancora? Vado a Malta.... E donna Maria? mi è stato detto sia partita per la campagna. Non vi fu detto che era partita meco? No, ma l'ho pensato. Vi dirò dove si trova; l'ho inviata al mio castello solitario di C....; è ben custodita. Capite che non posso lasciar libera una creatura tanto pericolosa.