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Nel 1859 il bravo, l'infaticabile Malenchini si recò da Livorno a Firenze per spingere l'esercito toscano a quel pronunciamento che decise il Granduca a lasciar la Toscana. Peruzzi fe' parte del Governo provvisorio, il quale prese le redini dello Stato dopo il 29 aprile.

Malenchini vota col Ministero, ad ogni costo quando questo è fra i suoi amici, nelle sue idee.

Al combattimento prese parte il Montanelli; questi temendo che il forte numero degli Austriaci potesse avere ragione del piccolo corpo dei Toscani disse al Malenchini, Capitano dei bersaglieri: «Moriamo qui tutti piuttosto che arrenderci» mentre così diceva venivano colpiti a morte Pietro Parra e Paolo Crespi; Malenchini si trovava vicino a quest'ultimo, volle soccorrerlo, accorse e lo prese nelle sue braccia «dammi un bacio amico» gli disse il moribondo Crespi «e torna a fare il tuo dovere».

In quel fiero combattimento nel quale i bravi Toscani combatterono contro forze tre volte superiori, maggiormente si distinse l'artiglieria comandata dal bravo tenente Nicolini, che vi rimase ferito; gli artiglieri morirono tutti sui loro pezzi, meno uno l'Elbano Gaspari che, aiutato dal bravo Capitano Camminati riusciva a salvare i pezzi che avevano fatto strage di nemici tutto il giorno; anche il Capitano Malenchini cooperò potentemente colla sua compagnia a trarli in salvo; tutti si comportarono con eroico contegno e sopratutto il battaglione universitario comandato dal valoroso Maggiore Mossotti.

Sulle sponde del Taullo, il Rubicone di Cesare, l'impazienza di Garibaldi divenne una tentazione irresistìbile. Vuole passarlo. Cosenz e Malenchini lo ritengono. Malenchini si reca presso del general Fanti, il quale comandava il corpo d'armata del Centro, onde ottenere il permesso d'invadere l'Umbria. Garibaldi, dietro il rapporto di Fanti al re, è richiamato e d

Garibaldi ne sospettò credendolo organo di Cavour, avente missione di moderarlo e lo allontanò. Nondimeno, Malenchini prese una parte attiva a tutti i fatti dell'esercito meridionale. Egli si distinse per sagacia e bravura nella giornata del Volturno.

Io mi soffermo un poco su tre altre figure, le ultime che ho segnate della destra, prima di passare alla sinistra saltando sul centro, il nostro pantano, o, se volete, la nostra pianura vale a dire, il colonnello Malenchini, il commendatore Carutti e Quintino Sella.

All'indomani, tutti ricevettero un avanzamento.... Malenchini restò colonnello.... ma agli avamposti, sulle sponde del fiume, sempre in faccia al nemico per tutto un mese! Ciò basta. Questa ingiustizia deve pesare sul cuore del lione di Caprera. Malenchini ha sempre fatta la guerra a spese sue; mai non toccò soldo. Egli è uno di quei quattro o cinque uomini che il conte di Cavour stimava.

Gli ex-repubblicani della destra. Lafarina, Amedeo Melegari, Correnti, Arconati-Visconti, Giorgini, Broglio, Matici, Pescetto, Ricci, Valerio e Susani, Finzi, Sella, Carutti, Malenchini. Che sarebbe la destra se la situazione cangia. Torino, 7 luglio 1861 e 1 marzo 1862

Malenchini non si mostra mai, avvegnacchè abbia provato che egli sa parlare, e ben parlare, al bisogno. Io non ho che un rimprovero ad indirizzargli, quello di aver votato contro l'ordine del giorno di Garibaldi, quando si discusse la sorte dell'esercito meridionale. Molto istruito nelle lettere e nella storia, ha vedute giuste, ma troppo moderate.