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Vulcano affaccia il capo, e dopo a lui Cerbero, e dimandano che domine chiedessero da loro. Il vescovo risponde: Schiudeteci le porte, perchè noi veniamo dal paradiso, con credenziali dell'imperatore Carlo Magno, a causa d'impreveduta e provvisoria indisposizione dell'Eterno Padre. Allora Vulcano grida.

Luchino nasceva dal Magno Matteo, quello che, dopo dell'arcivescovo Ottone Visconti, col valore e colle brighe aveva ottenuto il dominio di Milano sotto il titolo di Vicario dell'Impero, poi di capitano e difensore della libert

»Non meno straniero dell'Italia che nuovo nell'ordine dei sovrani, egli volge con ostentazione agl'Italiani parole che appena si addirebbero ad un Alessandro Farnese, ad un Andrea Doria, ad un Trivulzio il Magno; e si d

83 Rinaldo disse al re: Magno signore, non lasciar la battaglia più seguire; perché di questi dua qualunche more, sappi ch'a torto tu 'l lasci morire. L'un crede aver ragione, ed è in errore, e dice il falso, e non sa di mentire; ma quel medesmo error che 'l suo germano a morir trasse, a lui pon l'arme in mano.

Ma Carlo Magno lascia la corona E la spada Bajardo sull'avel. Per l'inaugurazione del monumento Cairoli in Pavia Maggio 1900 Balzan dal bronzo squallidi com'ombre Vaganti in aria bruna Nel silenzio de' cuori e di fortuna. Ma vermigli di sangue entro i fulgori Dell'armi, vivi passeggiar la terra A seminar la guerra Delle sorti fatali. Italia, Italia, era il bel grido.

Era Angelin d'una statura grande, e grosso e molto greve nella pancia, magno conoscitor delle vivande, che le gustava sudando la guancia, e in tavola voleva altro che ghiande; anzi dicea tutta quanta la Francia, parlando di chi fa mensa piú buona: Angelin di Bordea porta corona.

Facciamo un sonnellino sopra uno dei mille divani del Campo di Marte e poi ritorniamo nel mare magno. Io esprimo le mie impressioni del primo giorno, semplicemente. Ebbene, ciò che mi fece più meraviglia non sono le cose esposte; è l'arte dell'esposizione. Qui davvero bisogna ammirare l'inesauribile fecondit

Il collegio elettorale dell'onorevole Ariberti non era molto disposto a confermargli il mandato. Il nostro eroe se ne avvide alla prima, e dovette conferire più volte co' suoi pochi ma fedeli partigiani, per ordinare le acconcie difese intorno alla posizione minacciata. Egli era nato bensì nel paese ma non ci abitava da un pezzo, e troppo di rado si lasciava vedere da' suoi bravi elettori. Era un facondo oratore; lo dicevano i giornali, ma la sua eloquenza non aveva mai voluto adattarsi a far l'ufficio delle frutte al pranzo magno di un sindaco, o a molcer l'orecchio d'un segretario comunale. E questi erano gravi peccati. Sta bene che se n'era pentito, e che aveva risoluto di parlare un po' da per tutto, perfino ai monelli di piazza, da una finestra di locanda; ma queste tarde rappezzature sarebbero giovate? Qui stava il busilli; e gli amici dell'onorevole Ariberti ne erano impensieriti non poco. Neanche il ministero lo sosteneva come avrebbe potuto e dovuto. Erano al potere gli amici suoi, amici che lo vedevano volentieri come il fumo negli occhi, e che si fecero un merito di moralit

Carlo V, imperatore, avendo ricacciata nei suoi confini la Francia, eterna rivale della Germania, ingranditasi a spese dell'Impero, si ripresentò nella storia dell'Occidente un breve periodo simile a quello reso illustre da Carlo Magno; un periodo storico che poteva consentire la formazione di un dominio imperiale costretto nelle ferree leggi del Cesarismo, valido a rendere indipendenza e libert

che' la viva giustizia che mi spira, li concedette, in mano a quel ch'i' dico, gloria di far vendetta a la sua ira. Or qui t'ammira in cio` ch'io ti replico: poscia con Tito a far vendetta corse de la vendetta del peccato antico. E quando il dente longobardo morse la Santa Chiesa, sotto le sue ali Carlo Magno, vincendo, la soccorse.