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18 Non così Ricciardetto e il suo cugino tra le due genti variavan danza, perché, lasciando il campo saracino, sol tenean l'occhio all'altro di Maganza. Il fratel di Rinaldo paladino con molto animo avea molta possanza, e quivi raddoppiar glie la facea l'odio che contra ai Maganzesi avea.
«Ve lo prometto.» «Gran mercè, Cavaliere.» Ecco un'anima da appaiarsi con Gano di Maganza, pensò Rogiero tra sè, ed io? il sonno non iscese per quella notte su le sue stanche palpebre. «Che Dio vi conceda il buon giorno, bel cugino,» disse la Contessa Beatrice, che, nell'uscire da una camera ov'era stata a riposare, s'incontrò nel Conte Guido di Monforte.
Ed oltre a ciò, l'uno era all'altro infesto per l'antiquissimo odio che bolliva tra il sangue di Maganza e di Chiarmonte; e tra lor eran morti e danni ed onte. Se di cera noi fussimo o di paglia, e di fuoco egli, assai fôra quel grido. E venne contra il paladin di Francia: Orlando contra lui chinò la lancia.
Gan cosí rimoderna i tradimenti con l'aiuto de' conti di Maganza, Griffon, Viviano, Anselmo e piú di venti di que' paesi o razza o mescolanza, i quali in viso parean buone genti, divoti in chiesa e pieni di creanza, ma poi la notte taluni rubavano e alla bassetta e al faraon baravano.
Gan di Maganza quella stessa sera er'ito a Carlo Magno rimbambito, e a pro di Filinor d'una maniera gli avea parlato che l'avea stordito; perocché Gano è la sua primavera, le sette trombe ed il prato fiorito. Se gli avesse parlato san Matteo, in confronto di Gano era un uom reo. Pensa che il Maganzese non soggiorna: a Namo avaro er'ito anche a parlare.
Cosí diceano i villan disperati, ché anch'essi eran filosofi svegliati. Il requiescat conte di Maganza vide i sudditi oppressi per le vie, e aveva detto: Un util d'importanza puossi anche trar dalle malinconie, ché molta forza ha nell'uom la speranza, e a Carlo fece aprir le lottarie; ché certo egli era un uom da gabinetto ed un filosofaccio maledetto.
Tenner quei di Maganza un gran consiglio, e stabilîr che fogli pubblicati de' popoli mettesser sotto al ciglio le magagne de' cherici e de' frati, e dipignesser l'antico naviglio in confronto alle navi de' prelati, e usurpi e vizi e gran taccagnerie de' direttori delle sacristie.
4 Levando intanto queste prime rudi scaglie n'andrò con lo scarpello inetto: forse ch'ancor con più solerti studi poi ridurrò questo lavor perfetto. Ma ritorniano a quello, a cui né scudi potran né usberghi assicurare il petto: parlo di Pinabello di Maganza, che d'uccider la donna ebbe speranza.
Disse Marfisa agli altri: Ora che resta, poi che son qui, di cominciar la festa? 11 Ruggier rispose: Gl'invitati ancora non ci son tutti, e manca una gran parte. Gran ballo s'apparecchia di fare ora; e perché sia solenne, usiamo ogn'arte: ma far non ponno omai lunga dimora. Così dicendo, veggono in disparte venire i traditori di Maganza: sì ch'eran presso a cominciar la danza.
67 Tra casa di Maganza e di Chiarmonte era odio antico e inimicizia intensa; e più volte s'avean rotta la fronte, e sparso di lor sangue copia immensa: e però nel suo cor l'iniquo conte tradir l'incauta giovane si pensa; o, come prima commodo gli accada, lasciarla sola, e trovar altra strada.
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