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ERASTO. Sappiate che doppiamente mi sento oltraggiato da Cintio, e nel fatto di mia sorella e dell'avermi fatto sposar una donna, che non so chi sia, sotto nome di Amasia, che col vostro consenso l'avea fatta dimandare al padre. M'ha fatto giacer seco e l'ho impregnata: al fin ho discoperto che Amasia sia maschio.

DOTTORE. Dio cel perdoni! ché m'ha fatto buttar piú lacrime e piú sospiri che non ho peli adosso, non solo ogni volta che mi ricordavo le persone, ma quando io son venuto col pensiero da me stesso. Ma eccola che viene. ISOCO. Questa è Alcesia mia.

«E lei disse poi tremando lei perchè m'ha colta alla sprovveduta...? Appunto...! quel giovane era di D.... e Bianca è a D...; che fu, mio Dio, che fu? Per carit

Si mm'avite dicere quacche cosa, aggiate pacienza, dicitemmello ampresso ca mme n'aggia i'... Nunziá, nun sia pe cumanno, chiudite nu poco chelli lastre. Sissignore, m'ha ditto quacche cosa... Comme ll'avite ditto? Quacche cosa coppa coppa... E buie che ne dicite? A chi aggia risponnere, a vuie o a essa? Avite risponnere a me, bella mia. Chesto so' cose ca riguardano a me schittamente.

E dentro di aggiunse: Non ci mancherebbe altro! Dopo che quella birichina m'ha fatto giurare!.... No; rispondeva frattanto il sottoprefetto; ma credevo che Ella ci avesse ancora qualche dubbio. Per me, niente affatto; ripigliò il signor Prospero. Quantunque, per esser sicuri, sar

Turpi i miei libri, e questo Racconto insulso e gramo Che tanto m'ha seccato, Si chiama un libro onesto! Libro furfante! esclamo: Tre lire m'ha rubato. Sotto la monarchia Gabrio è ruffiano e spia; Sotto il governo repubblicano Che sar

Mi son sfegatato inutilmente a fargli comprendere che ero sicuro di lei, che ne rispondevo come di me stesso: m'ha ordinato di mettere in chiaro ogni cosa al più presto, se no guai per tutti! Lo vede in quale impiccio mi trovo per causa sua?

NEPITA. Se fussi gravida, mi sgravidarei: l'ha narrato con tanto sapore che m'ha fatto venir la saliva in bocca. SANTINA. Oimè, che dici? GERASTO. Quanto ascolti. NEPITA. Alfin, tu serai stata la ruffiana a tua figlia, che la tenevi in gelosia sempre serrata con lei. SANTINA. Ahi, che mirandola oggi in fronte gli leggeva il commesso peccato! Ma chi avesse potuto pensar questo?

Finalmente, pensava, l'americano non m'ha detto di no.... E si appigliava a tale speranza. Se non riuscisse? si diceva. -Io non mi posso rivolgere ad altri!... Non avrebbe mai domandato a un gentiluomo della sua classe ciò che avea domandato al Weill-Myot. Quell'americano poteva ben rendere un servizio a una gran dama: non era nato per altro! Essa l'avrebbe ringraziato, rimunerato: ecco tutto.

È un pezzo che ci penso... Ma senti, almeno, quanto volevo dirti. È il nostro fabbriciere della parrocchia che m'ha parlato d'un buon partito per te... Oh Dio! No no! Com'è possibile sposare uno che non si conosce? No. Voglio farmi monaca. Digli di no. lui, nessuno. Odio questi matrimoni... Ebbene, insistè il padre, aspetta ancora. Ne troverai uno ti tuo gusto.