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che la` dove ubidia la terra e 'l cielo, femmina, sola e pur teste' formata, non sofferse di star sotto alcun velo; sotto 'l qual se divota fosse stata, avrei quelle ineffabili delizie sentite prima e piu` lunga fiata. Mentr'io m'andava tra tante primizie de l'etterno piacer tutto sospeso, e disioso ancora a piu` letizie,

Gia` era l'angel dietro a noi rimaso, l'angel che n'avea volti al sesto giro, avendomi dal viso un colpo raso; e quei c'hanno a giustizia lor disiro detto n'avea beati, e le sue voci con 'sitiunt', sanz'altro, cio` forniro. E io piu` lieve che per l'altre foci m'andava, si` che sanz'alcun labore seguiva in su` li spiriti veloci;

Quiv'era men che notte e men che giorno, si` che 'l viso m'andava innanzi poco; ma io senti' sonare un alto corno, tanto ch'avrebbe ogne tuon fatto fioco, che, contra se' la sua via seguitando, dirizzo` li occhi miei tutti ad un loco. Dopo la dolorosa rotta, quando Carlo Magno perde' la santa gesta, non sono` si` terribilmente Orlando.

Nulla ignoranza mai con tanta guerra mi fe' desideroso di sapere, se la memoria mia in cio` non erra, quanta pareami allor, pensando, avere; ne' per la fretta dimandare er'oso, ne' per me li` potea cosa vedere: cosi` m'andava timido e pensoso. Purgatorio: Canto XXI a sete natural che mai non sazia se non con l'acqua onde la femminetta samaritana domando` la grazia,

Quiv'era men che notte e men che giorno, si` che 'l viso m'andava innanzi poco; ma io senti' sonare un alto corno, tanto ch'avrebbe ogne tuon fatto fioco, che, contra se' la sua via seguitando, dirizzo` li occhi miei tutti ad un loco. Dopo la dolorosa rotta, quando Carlo Magno perde' la santa gesta, non sono` si` terribilmente Orlando.

Piu` non diro`, e scuro so che parlo; ma poco tempo andra`, che tuoi vicini faranno si` che tu potrai chiosarlo. Quest'opera li tolse quei confini>>. Purgatorio: Canto XII Di pari, come buoi che vanno a giogo, m'andava io con quell'anima carca, fin che 'l sofferse il dolce pedagogo.

che la` dove ubidia la terra e 'l cielo, femmina, sola e pur teste' formata, non sofferse di star sotto alcun velo; sotto 'l qual se divota fosse stata, avrei quelle ineffabili delizie sentite prima e piu` lunga fiata. Mentr'io m'andava tra tante primizie de l'etterno piacer tutto sospeso, e disioso ancora a piu` letizie,

m'andava io per l'aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: <<Guarda che da me tu non sia mozzo>>. Io sentia voci, e ciascuna pareva pregar per pace e per misericordia l'Agnel di Dio che le peccata leva. Pur 'Agnus Dei' eran le loro essordia; una parola in tutte era e un modo, si` che parea tra esse ogne concordia. <<Quei sono spirti, maestro, ch'i' odo?>>, diss'io.

Gia` era l'angel dietro a noi rimaso, l'angel che n'avea volti al sesto giro, avendomi dal viso un colpo raso; e quei c'hanno a giustizia lor disiro detto n'avea beati, e le sue voci con 'sitiunt', sanz'altro, cio` forniro. E io piu` lieve che per l'altre foci m'andava, si` che sanz'alcun labore seguiva in su` li spiriti veloci;

Nulla ignoranza mai con tanta guerra mi fe' desideroso di sapere, se la memoria mia in cio` non erra, quanta pareami allor, pensando, avere; ne' per la fretta dimandare er'oso, ne' per me li` potea cosa vedere: cosi` m'andava timido e pensoso. Purgatorio: Canto XXI a sete natural che mai non sazia se non con l'acqua onde la femminetta samaritana domando` la grazia,