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A questi della terra, aggiungete ora tutti i suoni diversi delle opere e degli animali, aggiungete il vento quasi continuo e i frequenti uragani e vedrete quale immenso concerto commuova l’estate l’aria delle montagne. Però al concerto manca uno strumento ed è la voce gaia e la canzone dell’uomo.

Guglielmo era un bel giovane aperto e gioviale, faceva ridere Teresa e raccontava maraviglie alla madre. L’estate quando andava a far la guida su pel Monte Rosa, affidava loro la chiave di casa, e tornando a pigliarla, bisognava bene dire dove era andato, ed i pericoli superati e descrivere le nuove pazzie degli alpinisti.

Appressavasi l’estate: e la ducale comitiva francese passava la notte tra le numerose conversazioni della citt

Il padrone lo sapeva e toccava i quattrini. Quel tratto di strada fruttava ora, un buon terzo di più che non solesse per il passato. La notte, l’inverno, tutto il tempo della corsa zufolava quattro o cinque note di una sola canzone; l’estate, discorreva coi cavalli, con quelli di punta specialmente. Quelli del timone, diceva, non hanno tempo di starmi a sentire.

Quei tuguri abitati l’estate i soli giorni che durano i lavori ed i raccolti nelle terre circostanti, servono l’inverno a deposito di fieno, foglie, legnami ed attrezzi agricoli. La loro estrema bassezza li fa parere inginocchiati e l’oscurit

In questa camera vecchia, fra queste mura stinte, nel profumo del tuo grembo disciolto, nel calore delle tue braccia innamorate, penserò all’altra peccatrice, quella che in te confusi quando eri la danzatrice di Mágdala, splendente in amore fra tutte le donne perdute, bella come la rosa che nasce nei fragranti giardini del Libano, l’intrisa di tutti i peccati, l’amica dei centurioni prepotenti, la danzatrice ignuda nei conviti ove spremuto rideva il gráppolo delle vigne di Galaad, la femmina bionda, coperta di gioielli abbaglianti come l’estate, quella che disse una sera al pallido Uomo di Galil:

La nuova diligenza si trovò alla stazione all’arrivo dell’ultimo convoglio; l’estate precoce aveva anticipato l’affluenza dei forestieri, un monello improvvisato a fattorino, strillava dallo sportello: Val d’Aosta, si parte subito; un facchino raccoglieva intorno gli scontrini del bagaglio.

Così composta, la Compagnia agiva nel casotto: e la gente accorreva numerosa, assai più che ai due maggiori teatri⁸⁷, e si divertiva alle facezie, agli equivoci, ai frizzi che scoppiettavano in bocca a questi pittori del dialetto e, non ostante la parte loro prescritta, improvvisatori di dialoghi vivaci e sfolgoranti. Una recita il giorno non bastava più: e a quella, tanto comoda per coloro che avean finito di lavorare ed avevano libero l’intervallo tra la luce del giorno che declina ed il buio che comincia, se ne faceva seguire un’altra di sera. Venuta l’estate, il favore del non colto pubblico imponeva altro luogo più fresco, alla Marina, presso la Garita. Di questo modo il teatro popolaresco si continuava alternandosi per la estate fuori e per l’inverno dentro citt

Poi raccolse la donna in casa propria perchè le mancavano i mezzi di rifarsi il tugurio. La vecchia aveva una figliuola andata domestica in Aosta, una bella ragazza sana come un pesce ed allegra. L’estate essa venne in paese a trovare la mamma e, di ragione, dimorò in casa dei Lysbak. Quando fu per partire.

Quando tornammo in Ollmont la mamma mi parve invecchiata di dieci anni. Era stata malaticcia tutto l’estate e più curante di non farcelo sapere che di guarirne. Dalla faccia stravolta del babbo, capii la gravit