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Se cosi` fosse, in voi fora distrutto libero arbitrio, e non fora giustizia per ben letizia, e per male aver lutto. Lo cielo i vostri movimenti inizia; non dico tutti, ma, posto ch'i' 'l dica, lume v'e` dato a bene e a malizia, e libero voler; che, se fatica ne le prime battaglie col ciel dura, poi vince tutto, se ben si notrica.

E' non poteva credere agli occhi suoi vedendo in piedi innanzi a lui quella grande e pallida figura tanto cangiata in sei mesi! Vestita tutta di nero, quasi portasse il lutto alla sua bellezza, alla sua giovinezza, alla sua felicit

Ero orgoglioso di veder Bissi quasi timido davanti a Fausta. È un vecchio amico per me, ella gli disse. Si era fermata scorgendolo in lutto e mi interrogò con lo sguardo. Ha perduto la mamma, spiegai. Povero signor Bissi!

Era ferita al cuore. Mai non avrebbe creduto che pure innanzi alla morte, pure in un giorno di grande lutto, le donne di casa Filippeschi sarebbero rimaste impassibili di fronte a lei e alla sua bambina. S'aspettava di giorno in giorno d'esser chiamata a una riconciliazione; ma più ancora s'aspettava che Folco la imponesse, che facesse prevalere il suo buon diritto e la sua volont

La perdita della madre adorata, la desolazione straziante di Maria, le lagrime e il lutto di tutti diedero l’ultimo crollo anche a pap

Battè il bastone in terra girando il pollice e l'indice della mano sinistra fra il collaretto dell'abito e la cravatta. A quando le nozze? domandò Zaeli cortesemente. Spirato appena l'anno del lutto. Siamo in settembre eh!... non sar

Con quella dolente famiglia stava una di quelle figlie di Albione che, quantunque mestissima e vestita a lutto, vi avrebbe fatto sentire la beatitudine della vita con un solo suo sguardo. La sua dama di compagnia, non men bella, non meno mesta, mostrava nei lineamenti del volto quella squisitezza donnesca che Raffaello aveva amato nella Fornarina. La terza pure di quelle donne era bella.

E come questa imagine rompeo per stessa, a guisa d’una bulla cui manca l’acqua sotto qual si feo, surse in mia visïone una fanciulla piangendo forte, e dicea: «O regina, perché per ira hai voluto esser nulla? Ancisa t’hai per non perder Lavina; or m’hai perduta! Io son essa che lutto, madre, a la tua pria ch’a l’altrui ruina».

Ed il povero, mal consigliato signore, che era stato sempre una buona persona, dovette prendere un mesetto di Castello. Questa commedia del lutto veniva a stancare; perchè, o bisognava privarsi di qualunque divertimento pubblico e privato, o smettere il bruno: due cose che non istavano bene e che conveniva guardarsi dall’affrontare.

L'anno di lutto era gi