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E quando la lettura fu terminata, e il Lostini, levando in alto le scarne mani, esclamò scioccamente, al suo solito: Tu sarai il primo simbolista d'Italia! io, che ordinariamente tacevo e lasciavo prima parlare gli altri, scoppiai in un energico: Zitto! Non dire bestialit

Da molti mesi non avevo più visto Fausta ridere con tanta scioltezza come alle strabilianti uscite di ogni sorta che Lostini profondeva. Mia madre lo guardava maravigliata, ripetendogli a ogni po': Sempre lo stesso! Rideva anche lui, soddisfatto, con un po' di fatuit

Ha voluto conoscere un altro lato della vita, rispose Lostini a Bissi che mi guardava stupito. Ed è andato un po' in l

Lostini tornò loquace, divertente. A Milano ci si trovava bene? gli domandò mia madre.

Lo guardavo con grande ammirazione, ma senza invidia. Fin questo sentimento era morto in me. Mentre Lostini parlava, mi sembrava che ragionasse di cose alle quali mi ero interessato un po' in tempi così lontani da ricordarle appena. Da un pezzo ogni velleit

Perchè non mi provavo a fare, a produrre? Il Lostini non riusciva perchè non sapeva, e intanto aveva l'illusione di poter fare, ingannato dalla sua fatuit

Vo poi a godermi, nei ricevimenti eleganti, nei circoli, lo spettacolo, non meno interessante, del brago mondano. Oh! Non ho voluto specializzarmi. Dovrebbe fare così anche lei. È romanziere? No? Poeta? No? Filosofo.... No! È stato, lo interruppe Lostini che rideva. Ridevano anche gli altri che gli facevano corona, in piedi, fumando, stando ad ascoltarlo con deferenza non ostante le risa.

Io mi meravigliavo di quel che il Lenzi e il Bissi potevano e sapevano cavare dal fondo dell'anima loro, suggestionati dalla lettura. Mi meravigliavo egualmente di quell'ammasso di cose strampalate che il Lostini sbrodolava; quasi spiattellasse le cose più nuove e più interessanti di questo mondo. A me non riusciva di dir nulla.

Da due anni non ho scritto più una sola parola. Mi sento irrugginito. L'ideale?... È un gran malanno. Come? Parli così, tu, hegeliano fino alla punta delle unge? Non insistere più! replicai, e con tale accento che il povero Lostini, mortificatissimo, soggiunse a bassa voce: Scusa. Credevo di mostrarti che ti voglio bene. E te ne ringrazio, conclusi. Uscimmo a prendere il caffè su la terrazza.

Ed è ben altro, rispose Lostini, ma anche questo. Come accade in tutte le cose, coloro che la manipolano ne hanno quasi nausea; coloro che se ne servono la giudicano secondo il piacere ricavatone.... In certi momenti, più che romanziere, novelliere, articolista, versaiuolo, preferirei di esser fabbricante di saponi; in certi altri, non scambierei il mio mestiere con quello di un milionario. Forse esagero su questo punto: i milioni servono a tante cose; ma qualche volta non servono a niente.... o a far male agli altri. Un romanzo, un cattivo romanzo anche, come qualcuno dei miei, fa sempre un po' di bene ai lettori imbecilli e promove la secrezione della bile ai signori critici. Senza contare che quando si è occupati a scriverlo, ci d